
Mercedario, valenziano, discendente di ricchi, fedeli e generosi mozarabi dedicati al riscatto dei prigionieri: seguì i loro passi. Fu un grande predicatore e pacificatore. Morì martire a Granada in difesa della fede
Benché alcuni aspetti della sua vita siano stati oggetto di discussione, è constatato che nacque a Valencia (Spagna) tra il 1227 e il 1230. Era un’epoca nella quale il paese si trovava sotto l’influsso musulmano, e coloro che abbracciavano la fede cristiana sapevano che la loro vita pendeva sempre da un filo. Migliaia di cristiani sparsero il loro sangue per Cristo. La famiglia di Pedro, alcuni mozarabi di classe benestante e fedeli alla Chiesa, ebbero l’onore di contare tra i loro componenti sei martiri, l’ultimo dei quali sarebbe stato lui stesso. L’impegno ecclesiale dei suoi genitori era ben ancorato. L’avevano chiamato Pedro considerando che la sua nascita si doveva alla mediazione di Pedro Nolasco, al quale si raccomandarono vedendo che non venivano i figli; tanto grande era il riconoscimento che dispensavano al santo. Nolasco ed altri mercedari mantenevano un’affettuosa relazione con la famiglia Pascual e godevano della sua ospitalità.
Dando prova degna di fede della loro forza, i genitori di Pedro non si preoccupavano del rischio che correvano le loro vite e riscattavano cristiani schiavi, come facevano i mercedari. Precisamente uno di essi, che poi si affiliò all’Ordine mercedario, era un sacerdote esperto in teologia, dottore dell’università di Parigi, al quale raccomandarono l’educazione del loro figlio; quello che sentivano per lui era un comprensibile miscuglio di affetto e fiducia. In quell’epoca Pedro Pascual aveva già vissuto l’esperienza del colpo che soffrì la sua casa con l’intervento dei musulmani. Si dedicava a soccorrere prigionieri malati, chiedendo elemosina per loro insieme ad altri giovani come lui. A 19 anni fu designato canonico della cattedrale di Valencia da Jaime I il Conquistatore; li aveva presentati san Pedro Nolasco.
Dopo aver consumato la riconquista della sua città natale e seguendo i passi del suo precettore, Pedro Pascual si trasferì a Parigi, come era desiderio del re, per formarsi insieme al dottore Aymillo. Per indicazione del prelato della capitale, che si stupì delle sue molte virtù, predicò in tutta la diocesi. Tra i suoi compagni di studi si trovavano san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura. Questa tappa della sua vita nella città della Senna fu macchiata dal dolore della perdita dei suoi genitori. Prima di ritornare a Valencia, essendo già dottore, Pedro aveva determinato abbracciarsi alla povertà. Con quell’intenzione aveva dato poteri al fondatore Nolasco affinché consegnasse i suoi abbondanti beni ai prigionieri, agli orfani e ai prigionieri. Sentendosi affine al carisma mercedario, si integrò nell’Ordine e professò l’anno 1250 nel convento di Valencia, mostrando il suo fervore e spirito penitenziale. Fu ordinato sacerdote ed esercitò come professore a Barcellona; stette a capo della cattedra di filosofia. Poi si stabilì a Saragozza, poiché il re Jaime I gli affidò la formazione di suo figlio, l’infante Don Sancho d’Aragona. Tanto questa regione come la Catalogna conobbero il suo zelo apostolico.
Quando Don Sancho si fece mercedario, il lavoro apostolico di Pedro si incentrò su ciò che era proprio del carisma della fondazione alla quale apparteneva: il riscatto dei prigionieri e la predicazione. Nel 1262 Urbano IV lo designò vescovo di Granada a richiesta di Don Sancho che era già arcivescovo di Toledo. Umilmente accettò la missione, contrariando se stesso, poiché non desiderava dignità alcuna, e lì fondò il convento di Santa Caterina. Frutto del suo zelo apostolico videro la luce nuovi conventi a Baeza, Jaen e Jerez de La Frontera. Nel 1275, dopo i conflitti che si scatenarono a Granada, intraprese una peregrinazione per diversi posti della geografia spagnola, Francia e Portogallo. Ritornò a Granada e da lì effettuò un viaggio a Roma essendo pontefice Nicola IV che, come tutti quelli che imparavano a conoscere Pedro, si stupì della sua scienza e virtù. Tanto è vero che lo designò legato suo per Francia e Spagna con l’indicazione che predicasse la crociata.
Si trovava in Francia nel 1294 compiendo questo incarico quando fu scelto come vescovo di Jaen, si crede su proposta del re Don Jaime II d’Aragona. Bonifacio VIII confermò la nomina nel 1296. Fu consacrato nella cappella di San Bartolomeo dal cardinale Matteo di Acquasparta il 20 febbraio di quell’anno. Devoto di Maria, nel 1295 aveva già difeso la Immacolata Concezione nel suo scritto “Vita di Lazzaro”; fu un pioniere al riguardo.
Nel 1297 andò a Granada e lì fu fatto prigioniero dai musulmani. Senza dubbio lo precedeva la sua vigorosa difesa dei prigionieri che riscattava, e l’istruzione e il battesimo che impartiva ai cristiani, come la sua accesa predicazione insieme alle sue doti di pacificatore. Inoltre, il suo amico il re Jaime I, nel 1294 non aveva avuto ostacoli nello stabilire un trattato di amicizia col re nazarí Muhammad I Al-Ahmar (il Rosso), che dirigeva la città dell’Alhambra in quel momento. Ma nel 1297 il nuovo emiro Muhammad II Al-Faqih, figlio del precedente, aveva rotto il patto chiudendo drammaticamente il periodo di pace della quale transitoriamente goderono i cristiani. Dopo la sua cattura, Pedro fu recluso nella torre granatina del Carmen dei Martiri.
Appena saputa la notizia, i fedeli destinarono elemosine per riscattarlo, ma Pedro non le accettò per sé, ma con esse liberò altri schiavi bisognosi. In prigione scrisse vari trattati sulla vita spirituale e diverse opere difendendo la fede, nelle quali confutava tesi di ebrei e di musulmani. I suoi lavori suscitarono l’ira del suo catturatore, e lo condannarono a morte per decapitazione. Soffrì un momento di terrore che coprì solo per un attimo la sua gioia per il martirio. Cristo lo consolò: “Pedro, non ti spaventare perché la natura faccia il suo mestiere. Io stesso fui triste fino alla morte la notte prima della mia Passione, e per il tuo amore soffrii quell’amara agonia”. Ricolmo di fortezza affrontò questo martirio il 6 dicembre del 1300.
Clemente X confermò il suo culto il 14 agosto 1670.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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