Skip to main content
Vangelo e riflessione

Senza paura del caos | Vangelo del giorno, 24 dicembre

By 20 Dicembre, 2023No Comments
Print Friendly, PDF & Email


Vangelo secondo San Luca 1,26-38:

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Senza paura del caos

Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 24 dicembre 2023 | Quarta Domenica di Avvento

2Samuele 7, 1-5, 8b-12, 14a, 16; Romani 16, 25-27; Luca 1, 26-38.

Quello che vi raccontiamo ora è una notizia del 2002, che fu in realtà inquietante, ma che può aiutarci a comprendere meglio il racconto evangelico di oggi, niente di meno che l’annuncio a Maria della sua unica ed eccezionale missione.

Un quotidiano londinese informò di un incidente sorprendente e carico di ansia che ebbe luogo in un ospedale dell’Inghilterra.

Il sistema informatico dell’ospedale, che normalmente si usa per inviare lettere-formulario e poste elettroniche, per ricordare alle persone i loro orari, revisioni e appuntamenti col medico, era in mano ad un lavoratore assunto da poco che premette il tasto sbagliato.

Inviò per sbaglio lettere-formulario identiche a più di 30 pazienti ignari, informandoli che erano in stato di  gravidanza. Tra i destinatari delle lettere c’erano sei anziani. Vi immaginate la sorpresa di quei sei uomini? “Il suo medico è lieto di informarla che sta aspettando un bebè!”. Questo era abbastanza scioccante… per non dire un’altra cosa!

Ci furono probabilmente diverse reazioni di perplessità da parte anche di molte donne che senza dubbio si sorpresero nel ricevere la lettera: Come può essere? Una svenne; un’altra adolescente fu sul punto di suicidarsi, mentre un’altra esclamò: Non è possibile! Credo che mi ammalerò! Naturalmente, ci fu molta ansietà nelle case di alcune pazienti che ricevettero questa lettera.

Nella lettura del Vangelo di oggi, anche Maria, così come le pazienti dell’ospedale di Londra prese dal panico, ricevette il suo personale messaggio di gravidanza dal cielo, dove le cose impossibili diventano possibili. Per Maria fu, in effetti, una visita ed un’esperienza emozionalmente angosciosa, che mise in pericolo la sua vita e l’inquietò. Maria era solo un’adolescente, vergine, impegnata e promessa in matrimonio. Non era mai stata con un uomo; tuttavia, riconobbe le nuove sfide che sarebbero sorte col suo impegno e la crisi nella quale questa gravidanza avrebbe potuto colpire entrambe le famiglie, portando Lei alla vergogna e perfino ad essere giustiziata secondo i costumi ebrei (Dt 22:13-21 e Num. 5:11-31).

Si sono scritte molte pagine parlando del “Sì” di María. Molti di noi abbiamo dei momenti nei quali diciamo “No”. Ovviamente, non si riferisce a negarsi ad un progetto di vita, né rifiutarsi di perseverare nella nostra forma concreta di vivere la vocazione, come membro di vita comune, o cristiano sposato impegnato, religiosa o religioso consacrato, ma piuttosto si tratta di vari modi che abbiamo tu ed io di negarci a quello che lo Spirito Santo ci chiede attraverso una persona vicina che ha bisogno di aiuto, o qualcuno che ci chiede di partecipare ad una missione, o semplicemente di fare un piccolo favore.

Notiamo che María riuniva tutte le circostanze per negarsi alla proposta dell’angelo:

– Timore di non essere la persona adatta.

– Timore di non aver ben compreso, né di essere compresa.

– Avere altri piani per quel momento della sua vita.

Queste sono le “difese” che normalmente avanziamo nella nostra mente quando qualcuno ci chiede di fare qualcosa, o quando decidiamo dentro di noi che siamo giustificati a fare come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Perfino davanti ad un compito semplice, scegliamo l’atteggiamento poco compassionevole del generoso fariseo Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli» (Lc 7, 44). E’ così, non ci sentiamo sufficientemente generosi per “fare ancora più cose”.

Sono convinto che non posso fare di più. E neppure considero la possibilità di riflettere per alleviare l’urgenza o la necessità del prossimo.

Ricordiamo che Dio ha stabilito che la nostra collaborazione sia necessaria affinché i suoi miracoli si realizzino. Come leggiamo nella nostra cerimonia del Sabato: E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità (Mt 13, 58). Quelli che non credevano erano i suoi discepoli, quelli che lo conoscevano da tempo, come noi. Essi non dubitavano della bontà di Gesù, ma dubitavano della rilevanza di quello che chiedeva loro.

In realtà, noi non crediamo che proprio ora Dio possa fare un miracolo attraverso di noi, perché chiediamo un segno, qualcosa di visibile, come il santo Sommo Sacerdote Zaccaria che esigeva da Dio un segno per credere che la sua anziana sposa Elisabetta avrebbe dato alla luce  un figlio. Ma i miracoli, nella loro maggioranza si danno progressivamente, come ci spiega San Paolo nella Seconda Lettura: Dio si manifesta nella creazione; poi, attraverso i Profeti, e infine per mezzo di Cristo.

Maria non chiese nessun segno visibile. Piuttosto, fu Lei che ne diede uno ben chiaro, dichiarandosi serva grata di Dio Padre.

Bisogna aggiungere che, benché Gesù esclami sulla Croce: Tutto è compiuto (Gv 19, 30), non vuole dire che smetterà di agire in noi. Quella fu la sua promessa, annunciando che avrebbe inviato lo Spirito Santo. E questa è la nostra esperienza quotidiana.

— ooOoo—

 

L’angelo saluta  María chiamandola “molto benedetta”, o piena di grazia. Tuttavia, già in Lc 2, 35 ella ascolta dalla bocca di Simeone: Una spada ti trafiggerà l’anima. Poi, María fu felice testimone di come Gesù cresceva in sapienza, età e grazia verso Dio e verso gli uomini. Ma anche più tardi, a Nazaret, vide come cacciarono suo Figlio fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio ( Lc 4, 29 ). Poi, sarebbe arrivata la domenica delle Palme, che senza dubbio avrebbe riempito di gioia il suo cuore di madre. Però, poco dopo, davanti alla croce, passò alcuni momenti di angoscia difficili da immaginare… la sua vita fu piena di contrasti, di contrarietà come l’impossibilità di trovare un luogo adeguato per dare alla luce Gesù, la necessità di lasciare la sua terra e andare in Egitto.

Il mondo in cui visse María era complicato, pieno di luci ed ombre, di incertezze ed incomprensioni. La situazione dell’occupazione romana era consolidata dopo aver soffocato vari tentativi di insurrezione e la sua relazione con la propria famiglia e quella di Giuseppe era stata rovinata dalla sua gravidanza. Difficoltà di ogni tipo, interne ed esterne. Una situazione che si poteva ben chiamare caotica. E, tuttavia, l’angelo la chiamò “molto benedetta”. E, tuttavia, il miracolo annunciato si realizzò. 

Due domande sembrano appropriate per ognuno di noi: Qual è il caos che rende difficile la mia vita? Qual è il miracolo che si sta realizzando in me?

Una risposta precipitosa, ironica e superficiale normalmente potrebbe essere: Il caos lo vedo chiaro, ma il miracolo…non lo vedo. 

Nel mio caos personale ci può essere una relazione conflittuale con una o più, persone; un vizio che non finisco di riconoscere e mi inganno togliendogli importanza; l’ansia che mi producono tutti gli obblighi che ho; una situazione economica, un problema di salute che non so come affrontare e che forse non ha soluzione, ecc.

Una situazione caotica non è la stessa cosa che un problema determinato. Nel caos non posso sempre stabilire esattamente cosa mi succede; di fatto, possono esserci contemporaneamente vari problemi ed inoltre si dà una mancanza di controllo, perché si tratta di difficoltà simultanee interne ed esterne a me. Ricordiamo di nuovo il caso di Maria che si riconosce piccola ed impotente, soprattutto per alleviare il dolore di chi ama di più.

Ma la risposta miracolosa di Dio, visibile o no, discreta o vistosa, si dà in situazioni caotiche, a volte quando stiamo sul punto di abbandonare tutto o di ammettere che non cambieremo mai, che morremo nella mediocrità. La risposta divina non si fa attendere, semplicemente perché si sta già producendo, come si stava producendo in Maria la gestazione di suo Figlio. In noi, la risposta divina si può riassumere in poche parole: Stai diventando il mio strumento, il mio servo, grazie a te sono arrivato al cuore di tuo fratello.

È importante che siamo convinti che la risposta di Dio al nostro caos è sicura, anche se imprevedibile. Nella Prima Lettura, il re David, già anziano, dopo lotte interminabili con le tribù moabite ed ammonite, dopo i conflitti e gli omicidi tra i propri figli, decide di costruire un Tempio per fortificare il regno. Ma quella non era la volontà di Dio. Attraverso il Profeta Natan, sorpreso dalla rivelazione di Yahveh, comprende che non deve edificare un Tempio materiale, bensì che la sua discendenza sarebbe durata per sempre. Queste sono le parole dell’Antico Testamento al quale si riferisce il re David:

Tu hai versato troppo sangue e hai fatto grandi guerre; per questo non costruirai il tempio al mio nome, perché hai versato troppo sangue sulla terra davanti a me. Ecco ti nascerà un figlio, che sarà uomo di pace; io gli concederò la tranquillità da parte di tutti i suoi nemici che lo circondano. Egli si chiamerà Salomone. Nei suoi giorni io concederò pace e tranquillità a Israele. (1Cro 22, 8-9).

Prendiamo la decisione di imitare Maria nella sua gioia e nella sua fede di essere servi, perché l’essere “inutili” ha una connotazione molto positiva nel Vangelo:

Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare (Lc 17,10).

Un re ordinò a due dei suoi domestici di tirare fuori acqua da un pozzo fino a riempire una cesta. Cominciarono a lavorare, ma, com’era prevedibile, l’acqua scappava dalla cesta, e per ore continuarono l’impossibile compito. Ad un certo punto, uno di loro disse: E’ ora di smetterla di fare questo lavoro inutile. E se ne andò. Ma l’altro rispose: Il nostro re ci paga per questo e  sono sicuro che avrà i suoi piani. Di modo che, dopo molte ore, vuotò completamente il pozzo e vide in fondo, sul fango, un enorme e prezioso diamante. Il re lo ricompensò e quando il domestico tornò a incontrare il suo compagno gli disse: Il nostro lavoro non era inutile; se il pozzo non fosse stato svuotato, quel diamante sarebbe ancora sul fondo.

_______________________________

Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,

Luis Casasus

Presidente