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Santo

Santa Germana Cousin, 15 giugno

By 14 Giugno, 2024No Comments
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“La santa pastorella di Pibrac. Nuovo esempio di fede nell’avversità quello che seppe dare questa giovane che visse il crudele abbandono dei suoi, essendo umiliata e destinata a vivere con gli animali. E’ un’altra dottoressa del perdono”

Una delle molteplici tentazioni che si presentano nella vita spirituale è la tendenza a giustificare le proprie azioni negative coprendosi con la deficiente condotta altrui. Un seguace di Cristo non si difende con la scusa delle imperfezioni di altri che hanno potuto disseminare la sua vita, col fine di evitare la propria responsabilità, e gettare fuori dal bordo la grazia che riceve per affrontare qualunque situazione. Se Germana si fosse lasciata influenzare dalle costanti ostilità che provenivano dal suo ambiente, ora non sarebbe nella gloria.

Questo santa “senza storia”, come la si denomina, è un’altra delle dottoresse nel modo mirabile ed eroico di assumere lo scoraggiamento spirituale ed il perdono. Un esempio di vita nascosta in Cristo. Passò la sua esistenza senza rilievo sociale né intellettuale. Deforme dalla nascita, disprezzata, maltrattata, abbandonata dai suoi, umiliata, e destinata a vivere con gli animali, in quel calvario quotidiano, che portata del suo amore per Dio gli offriva, si coltivò la sua dimora eterna in cielo. E di quello si tratta. Alcune pennellate della sua biografia si ricostruirono nel dicembre del 1644, quasi mezzo secolo dopo la sua morte, quando si aprì la tomba per seppellire una parrocchiana e trovarono il suo corpo incorrotto. Due vicini che avevano già una certa età ed erano stati contemporanei della giovane, approfittarono della loro memoria e diedero qualche notizia per identificarla.

Era nata a Pibrac, Francia, verso il 1570 perché si pensa che morì nel 1601 quando aveva 30 anni. Il suo decesso avvenne in completa solitudine, come aveva vissuto, nella stalla e su una branda di rudi tralci, accompagnata dal bestiame che custodiva. Era figlia di Laurent Cousin che diventando vedovo della mamma di Germana, Marie Laroche, che morì quando lei aveva circa 5 anni, contrasse un nuovo matrimonio – era il quarto per lui – con Armande Rajols. E questa fu un’autentica matrigna per la piccola; non ebbe neppure un apice di compassione con la bambina. Germana era nata con una pessima salute. Soffriva di scrofolosi e presentava una evidente deformità in una delle sue mani.

Davanti alla passività di suo padre, Armande la maltrattò crudelmente ideando forme spietate per infliggerle il maggiore danno possibile. Alla fine, la allontanò dalla sua casa, vietò l’accesso ai suoi figli e la destinò alla cura delle pecore con le quali avrebbe vissuto fino alla fine. Aveva 9 anni quando cominciarono ad inviarla a pascolare nella montagna, sicuramente con l’idea di andare cancellando il ricordo della sua esistenza, o di farla sparire sotto le fauci dai lupi. Accantonata, considerata una nullità per qualunque azione per semplice che fosse, Germana ebbe due angeli tutelari: un’analfabeta domestica della sua famiglia, Giovanna Aubian, ed il parroco della località, Guglielmo Carné. La prima rivolse a lei tutti i suoi sentimenti di pietà fin dove le fu possibile poiché, non appena videro che poteva stare da sola, l’inviarono alla stalla. L’eccelso patrimonio che Giovanna le trasmise fu parlarle del Dio misericordioso. A sua volta il sacerdote, uomo senza dubbio virtuoso e chiaroveggente, giudicò che si trovava davanti ad un’eletta del cielo per i segni che apprezzava in lei: bontà, spirito di mansuetudine, ed un’innocenza evangelica tale che infondeva un’allegria certamente soprannaturale.

La misera razione di cibo, tozzi di pane che le gettavano ad una certa distanza per prevenire un eventuale contagio, la condivideva con gli indigenti. Neppure questa dimostrazione di compassione fu consentita dalla matrigna, ed un giorno la seguì per darle una pubblica lezione. Quando in presenza del vicinato le strappò violentemente il grembiule dove conservava la sua poverissima provvista per i poveri, rimase colpita dal prodigio che si operò in quello stesso istante. Tutti videro come dal modesto grembiule si staccò una cascata di fiori silvestri bellissimi, in una stagione impropria per la loro nascita ed in un ambiente nel quale normalmente non germogliavano, riempiendo il terreno con i loro brillanti colori.

Laurent si risvegliò un giorno dal suo vigliacco letargo ed offrì a Germana di ritornare a casa. La giovane ringraziò per l’invito paterno, ma scelse di restare sotto la tettoia della stalla. Pregava quotidianamente per la conversione di Armande, che ottenne questa grazia solo poco prima di morire. Il parroco accolse la santa come catechista dei bambini che capivano meravigliosamente le verità della fede attraverso gli esempi che metteva. Era assidua alla messa, recitava il rosario e non poteva evitare che fossero conosciuti i fatti miracolosi operati attraverso di lei, e che già in vita le diedero fama di santità. Uno di questi si produsse quando morì il 15 giugno 1601, e fu contemplato da vari religiosi che si trovavano di passaggio a Pibrac. Videro dodici forme bianche che si alzavano verso il cielo facendo da scorta ad una giovane vestita di bianco; portava la fronte stretta con una corona di fiori. Scoprendo che era morta, tutti pensarono che era Germana che entrava nell’eternità.

Fu sepolta nella chiesa, luogo nel quale continuarono a moltiplicarsi i miracoli. I sostenitori della Rivoluzione cercarono di distruggere i suoi resti gettandovi sopra della calce viva. Ma nel secolo XVIII tornarono a trovare il suo corpo incorrotto.

Pio IX la beatificò il 7 maggio 1854, e la canonizzò il 29 giugno 1867.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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