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Santo

San Gaetano Errico, 29 ottobre

By 28 Ottobre, 2024No Comments

 

«Fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Uomo della carità, apostolo della Parola e della confessione. Tra le altre opere, eresse una chiesa nella sua località natale dedicata alla Madonna Addolorata»

Nacque a Secondigliano (Napoli, Italia) il 19 ottobre di 1791. Fu il terzo dei nove figli di Pasquale, un modesto industriale di paste alimentari, e della tessitrice Maria Marseglia. Entrambi l’educarono nella fede, ma Maria, donna di grande carità, si dedicò a ciò in modo singolare. L’assistenza a messa, le preghiere e la pietà per Gesù e Maria formavano parte della sua catechesi. E fornì l’effetto voluto. Il piccolo Gaetano pregava con devozione davanti al Santissimo; gli piaceva collaborare nella parrocchia. Un giorno contemplò attonito l’energia di un virtuoso redentorista che impartiva la missione nel paese, il padre Rispoli. Maria l’aveva portato alla sua presenza affinché lo benedicesse, come facevano altre madri coi loro figli. Il religioso, fissando i suoi occhi su di lui, vaticinò: “Questo bambino sarà sacerdote, un grande predicatore, si distinguerà per la sua santità e realizzerà un’opera a Secondigliano”. Lì rimase la profezia che si sarebbe realizzata in modo esatto.

Quando il ragazzo aveva 14 anni, aspirando alla consacrazione, provò coi cappuccini, ma non l’accolsero. Nel paese era conosciuto e stimato per la sua diligenza, la generosità, l’applicazione che mostrava come studente e la sua capacità di sacrificio. Aveva 16 anni quando, seguendo il consiglio del suo confessore, padre Michelangelo Vitagliano, che non lasciò mai di dirigerlo spiritualmente, entrò nel seminario diocesano. Ma non si era dimenticato dei redentoristi, ed alcuni mesi più tardi, quando tornarono a realizzare un’altra missione, cercò di vincolarsi a loro, anche se non ci riuscì neppure lì. Dio aveva per lui altri piani. Cosicché proseguì, formandosi. Dovette fare uno sforzo improbo per frequentare gli studi, poiché la sua famiglia non aveva risorse per finanziarlo in regime di collegio. Doveva camminare 8 km. al giorno che molte volte a causa delle inclemenze meteorologiche rivestivano speciale durezza. Quella prodezza non passava inosservata ai vicini che vedevano ammirati l’esemplare costanza del ragazzo.

Insieme al suo interesse per imparare, affanno che completò con formidabile profitto, era sollecito nei lavori domestici, normalmente assisteva a messa e riceveva la comunione. Inoltre, visitava i malati dell’ospedale degli Incurabili di Napoli portando loro regali che acquisiva coi suoi piccoli risparmi. Andava già allora per le strade dalla città, crocifisso in mano, incoraggiando i bambini a partecipare alla catechesi. Fu ordinato sacerdote nel 1815 nella cattedrale di Napoli dal cardinale Ruffo Stilla. Subito gli affidarono la missione di maestro comunale che svolse nella sua località natale, nella quale rimase sempre, durante quasi venti anni della sua vita. Insegnò insieme all’esercizio pastorale nella parrocchia dei Santi Cosma e Damiano dove era stato battezzato, confessando, predicando ed assistendo materialmente e spiritualmente i malati. Era un uomo di intensa orazione. Compiva la massima di “consumare le ginocchia nella preghiera e… anche per terra”. Sono state segnalate nel pavimento della sua stanza due orme -“pozzi”- generati dalle sue ginocchia. Severo nelle sue penitenze, includeva digiuni, cilici e discipline varie; normalmente dormiva frequentemente per terra. Le genti lo vedevano prodigarsi per loro, e al vederlo passare lo acclamavano come un santo.

Spesso uno dei luoghi che frequentava era la casa dei redentoristi, a Pagani (Salerno). Ogni anno prenotava alcuni giorni per fare lì gli esercizi. Nel 1818, pregando nel coro del convento, gli apparve sant’Alfonso comunicandogli a nome di Dio che doveva fondare una Congregazione religiosa. La prova sarebbe stata la costruzione di una chiesa nel suo paese, dedicata alla Madonna Addolorata. La notizia ebbe ripercussioni opposte a Secondigliano. Benché fosse accolta con piacere dalla maggioranza della popolazione, ci furono anche cittadini che mostrarono la loro intransigenza. Gaetano risolveva la controversia, dicendo: “La Chiesa si farà, perché è Dio che la vuole”. Ed effettivamente, dopo avere sofferto per le ferree opposizioni che ricevette, e superate virtuosamente le prove che dovette affrontare per convincere le autorità ecclesiastiche dell’autenticità della missione che gli era stato raccomandata, il tempio fu benedetto il 9 dicembre 1830. La scultura di legno della Madonna Addolorata, opera dello scultore napoletano Francesco Verzella, a cui il padre Errico la incaricò, alla fine e dopo molto lavoro (dieci o undici tentativi previ), riflettè il viso di Maria che il santo aveva contemplato in una visione: “Così era, Ella è, Ella è!”, esclamò vedendola.

In un altro momento di preghiera davanti al Santissimo, ancora a Pagani, gli fu manifestato che la Congregazione che doveva fondare sarebbe stata “in onore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria”. Il primo postulante fu il beato Nunzio Sulprizio che, come si ricordò in questa sezione di ZENIT narrando la sua disgraziata vita, arrivò all’Ordine col sogno di consacrarsi, aspirazione che una morte prematura lo vietò. Il santo l’accolse dicendo che non gli importava che fosse tanto malato; solamente voleva che il primo ad entrare nella fondazione fosse un santo, e così successe. Gaetano fu unanimemente eletto superiore generale della sua opera.

Creò la “Pia Unione dei Santissimi Cuori” ed il “Culto Perpetuo al Sacro Cuore”. Difese la fede lottando contro il giansenismo e le sette, benché per ciò fosse aggredito, e minacciato di prigione e di morte. Sempre servendo i più deboli, si esaurì per Cristo come insigne apostolo di coloro che niente possiedono: né tetto, né cultura, né consolazione. Lavoratori, carcerati, malati, ecc., furono l’oggetto della sua misericordia e pietà; tutti condusse all’amore del Padre. Fu un predicatore eccezionale. Durante la sua vita ricevette numerosi doni, tra gli altri: bilocazione, estasi e scrutinio del cuore. Morì il 29 ottobre 1860, lasciando questo lascito: “Amatevi mutuamente e siate osservantissimi delle Regole”. 

Giovanni Paolo II lo beatificò il 14 aprile 2002. Benedetto XVI lo canonizzò il 12 ottobre 2008.

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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