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Santo

San Clemente María Hofbauer, 15 marzo

By 14 Marzo, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“Questo grande redentorista, apostolo di Vienna, possedeva la fede di cui parla il Vangelo e così arrivò a predicare in templi vuoti, dirigendosi ai banchi. E centomila ricevettero dalle sue mani i sacramenti. Per la sua fede fu perseguitato ed esiliato”.

Si chiamava Hansl (Giovanni), era il nono di dodici fratelli e nacque il giorno 26 dicembre 1751 a Tasswitz (Moravia). Morendo suo padre quando egli aveva 7 anni, sua madre, dando segni di grande spiritualità, lo mise davanti al Crocifisso avvertendolo: “Guarda, figlio, d’ora in poi questo sarà tuo padre. Guardati da affliggerlo con un peccato”. Il sogno dal bambino fu il sacerdozio. Ma quell’istante esatto previsto da Dio non arrivò fino a che non superò la trentina. Prima, ebbe sempre qualche contingenza che l’ostacolò. La sua adolescenza fu condivisa con due azioni: aiutare a messa il buono parroco, e lavorare come panettiere. Per la sua giovane età non poté seguire suo fratello maggiore per diventare membro della cavalleria ungherese e combattere la battaglia contro i turchi. La sua lotta sarebbe stata in altri campi.

Dato che la sua vocazione sacerdotale si era consolidata completamente nel suo cuore, e l’accompagnava la grazia divina, la mancanza di risorse economiche non gli impedì di compiere il suo anelito. Il vicario parrocchiale, già con una certa età, generosamente gli insegnò latino. Quando morì, il sacerdote che lo sostituì nella missione non poté prestargli aiuto, e Clemente optò per guadagnarsi impastando pane per i Padri Bianchi di Kloster Bruck da vivere; così continuò il suo apprendistato. In questo mestiere che svolse in vari posti, ebbe occasione di essere testimone di prima mano del dramma dei rovinati dalla guerra e dalla carestia sofferta per i prodotti basilari per vivere; constatò che molta gente non aveva neppure un pezzo di pane da portarsi alla bocca.

Nel suo interno cresceva l’ansia di darsi a Dio, tenendo i presenti al di sopra di tutto attraverso la preghiera. Per questo motivo, quando viaggiò a Tívoli nel 1771 scelse di essere eremita nel santuario di Nostra Signora di Quintiliolo. Col permesso del vescovo prese l’abito ed il nome di Clemente in onore del prelato di Ancira, aggiungendo quello di Maria per la sua devozione alla Madre di Dio. Non durò molto tempo nel posto perché notò che quella vita non era per lui ed ebbe l’intuizione che sarebbe stata un’altra. Visse con i Padri Bianchi riprendendo il suo mestiere di panettiere.

Poté continuare a studiare, ma nuove difficoltà di andamento politico misero un freno alla tanto desiderata ordinazione sacerdotale. Cosicché, un’altra volta si trasformò in eremita a Muehlfraun. In quell’impasse che durò due anni, il suo spirito si abituò all’orazione, a severe penitenze e mortificazioni. Sua madre lo richiamò a sè. Di modo che ritornò a Vienna e alla panetteria, l’unica professione che dominava. La Provvidenza mise sulla sua strada due benefattrici che facilitarono i suoi studi nell’università. Da allora neanche il veto imposto dal governo a coloro che frequentavano la carriera ecclesiastica gli impedì di continuare ad incoraggiare i suoi sogni. Thaddeus Huebl, un affettuoso amico che condivideva il suo ideale, si trasferì insieme a lui a Roma con l’unico obiettivo di decidere in che Ordine dovevano entrare. E qualcosa di tanto semplice come il suono di una campana, la prima che ascoltavano e che proveniva dalla chiesa dei redentoristi, li sollecitò a dirigere i loro passi verso di essa. Fu il richiamo utilizzato dalla divina Provvidenza che scelse questa semplice formula per portarli alla congregazione nella quale si sarebbe svolta la loro vita religiosa. Il 19 marzo 1785 Thaddeus e Clemente che aveva già 34 anni, professarono. Sant’Alfonso Maria de Liguori vide che avevano la stoffa di sacerdoti, e furono ordinati dieci giorni più tardi nella cattedrale di Alatrí.

Passati alcuni mesi, la missione di ambedue fu l’Europa. Così lo determinò il superiore generale, padre de Paola. La situazione della Chiesa era compromessa a causa dell’insidiosa oppressione politica. Tuttavia, Clemente diffuse il vangelo con ammirabile zelo. Fu espulso ripetutamente da diverse città, ma niente lo vinse. Svizzera e Polonia seppero del suo ardore apostolico. Diede impulso al rifugio dal Bambino Gesù per i piccoli che raccoglieva per la strada; si dedicò a chiedere elemosina affinché non mancasse loro niente, e tornò perfino ad impastare il pane per loro. Era instancabile, come tutti i santi. Senza stancarsi, né lasciarsi portare dallo scoraggiamento, se le chiese erano vuote, non dubitava di predicare lo stesso dirigendosi alle nude panche. Tanto ammirabile era la sua fede! L’incoraggiava questo sentimento: “Abbandoniamoci al volere di Dio… Che Egli sia glorificato”. insieme ai religiosi che l’accompagnavano, realizzò un portentoso lavoro.

Nel 1787 amministrò i sacramenti a circa 100.000 persone, e questo non è altro che una semplice dimostrazione della sua immensa fecondità. Quando la guerra esplose a Varsavia, tutti affrontarono coraggiosamente la morte. Si salvarono miracolosamente dalle tre bombe che caddero sulla chiesa senza distruggerla. Ma la violenza aumentò, ed il padre Thaddeus morì a causa delle torture e dei colpi che gl’inflissero dopo essere stato investito da una carrozza. Veniva dall’assistere un finto malato che lo aveva fatto chiamare. La sua morte assestò un duro colpo a Clemente. Lo scherno li perseguitava, avendo come scenario perfino i teatri. A ciò si aggiungeva il veto alla predicazione. Alla fine padre Hofbauer rimase solo e l’espulsero, ma non abbandonò Vienna. Seguiva legato al compimento della volontà divina: “Tutto quello che a noi sembra contrario, ci conduce dove Dio vuole.”     

Per tredici anni ebbe la missione di cappellano dell’ospedale e delle orsoline. Nella parrocchia italiana aperta nella città predicava in modo tale che la gente si commuoveva, senza avere doti di oratoria degne di menzione. Il suo cuore ardentemente innamorato di Dio filtrava attraverso qualunque dei suoi gesti e delle sue parole. Era difficile non arrendersi davanti a questo poderoso torrente d’amore che era accompagnato da tutte le benedizioni del cielo. E di fatto, molti studenti ed intellettuali si convertirono, entrando nell’Ordine. Pio VII riuscì a frenare un

nuovo decreto di espulsione ed il santo poté fondare a Vienna, dove morì il 15 marzo 1821.

Fu beatificato il 29 gennaio 1888 da Leone XIII, e canonizzato il 20 maggio 1909 da Pio X. Nel 1914 questo pontefice gli concesse il titolo di apostolo e patrono di Vienna.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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