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Santo

Beata María Romero Meneses, 7 luglio

By 6 Luglio, 2024No Comments

“Nicaraguense, un angelo nelle periferie della città. Dichiarata “Donna dell’anno” dall’Unione Donne americane e premiata con la Medaglia d’Oro del Rotary Club di Costa Rica”

Nacque il 13 gennaio 1902 a Granada, Nicaragua. Di ascendenza spagnola da parte di entrambi i genitori, apparteneva ad un’influente famiglia. Suo padre Félix Romero Graffia occupava un’alta carica politica nel paese come Ministro del Fisco e circondò la sua numerosa prole, tredici figli, di grandi comodità; un gradevole benessere. Anche Maria crebbe coccolata da un gran numero di zie nubili che reggevano una scuola per le bambine benestanti, e tra gli uni e le altre conobbe di prima mano la ricchezza della fede che penetrò profondamente in lei. Nella sua casa era abituale aiutare le persone svantaggiate e fin dalla tenera età fu degna erede di tale spirito solidale.

Con una scelta educazione e qualità singolari per la musica e la pittura, a 12 anni conobbe le Figlie di Maria Ausiliatrice, poiché faceva parte della scuola che dirigevano. Lo stretto vincolo che ebbe con la Vergine, e che fu la tonica della sua vita, era già manifesto. Non dubitò che Ella l’avrebbe guarita da alcune febbri reumatiche che aveva contratto, certezza che confidò ad un’amica e così avvenne; guarì in modo inaspettato.

Nella scuola fu una di quelle alunne ideali, docili e buone che assorbono gli insegnamenti ed appianano il compito educativo. Le religiose erano quasi appena arrivate al Nicaragua, ed attraverso la loro testimonianza si andò impregnando della vita del suo fondatore, Don Bosco. Si sentì attratta dal carisma e fece passi inequivocabili verso un maggiore impegno. Innanzitutto, nel 1915 si integrò nelle Figlie di Maria e decise di consacrare la sua castità animata da un sentimento vocazionale irrefrenabile: “Ero risoluta a donarmi al mio Signore e mio Re per sempre. La vocazione si radicava nella mia anima ogni giorno con più forza”. In questa strada fu decisivo l’aiuto del suo direttore spirituale, padre Emilio Bottari. Quando a 18 anni si integrò nella comunità religiosa, lo notò: “Anche se un giorno ti riducessero male, tu non fare mai un passo indietro. Arriveranno momenti difficili, ma tu mantieniti sempre fedele e ferma nella tua vocazione”. In numerose occasioni avrebbe ricordato questo chiaroveggente consiglio.

Fece il noviziato a San Salvador e prese l’abito nel 1921. Misero sotto la sua responsabilità le classi di musica, canto, disegno, pittura e dattilografia, benché ella, servizievole e con risorse, poteva realizzare facilmente lavori di infermeria se era necessario. Era attenta e sollecita con le necessità che scopriva intorno a sè. Non aveva ancora professato e già cominciava a percepire grazie soprannaturali che insieme alle visioni, dono di profezia e miracoli, caratterizzarono la sua salita mistica. Pregava con insistenza “Oh Gesù, insegnami a parlare, a lavorare ed a vivere solo nel tuo amore e per il tuo amore”. Un giorno davanti al Tabernacolo formulò questa domanda: “Signore chi sono io?”. Ed in una locuzione divina ricevette la risposta: “Sei la prediletta di mia Madre e la beniamina di mio Padre.”

Emise i voti nel 1923 e fu destinata a Granada come insegnante delle stesse discipline impartite a San Salvador. Fece la professione perpetua, e poi partì per il Costa Rica. In questo paese coltivò una delle linee eminenti del suo lavoro apostolico. Un giorno di intensa pioggia vide un mendicante che sopportava il forte temporale nella sua misera abitazione, senza potersi mantenere asciutto; pensò quello che supponeva per lui. E da quell’istante le necessità del suo prossimo furono il suo alimento.

La sua fede era certamente eroica. Vicino a lei brillava la palpabile assistenza di Maria, con la quale manteneva una costante intimità. Alla Vergine raccomandò suo padre che era andato quasi in rovina, lontano della fede, ed ottenne la grazia che ritornasse ad essa. Alla Madre del Cielo portò anche tutti i problemi che conosceva direttamente e quelli di cui aveva notizia attraverso altre persone. Diceva: “Metti la tua mano, Madre mia. Mettila prima della mia”: Maria era “la sua Regina”. Con la sua mediazione otteneva in tempo le risorse economiche per risolvere gravi ed urgenti carenze e continuare ad intraprendere opere per l’assistenza degli emarginati nei sobborghi della capitale. Creò una casa, una clinica, una scuola, ed una casa per giovani che vivevano abbandonati nelle strade; casette che erano un’oasi per i “senza tetto”, opere sempre dirette a quelli che non avevano risorse. Inoltre catechizzò ed incoraggiò i bambini e i giovani attraverso gli oratori a cui diede impulso. Tutte le grazie sorprendenti, che arrivavano sempre in tempo, le ottenne grazie alla preghiera.

Si era tracciato un programma imbastito di Ave Maria, recitate in qualunque momento e circostanza, specialmente quando aveva tra le mani alcune richieste da risolvere con urgenza, fatto usuale nella sua vita. Lei stessa aveva annotato i modelli che desiderava seguire, e li compì alla lettera: “Appena mi svegli esclamerò: Madre, Madre bella! E mi getterò nelle sue braccia, l’abbraccerò e la bacerò, ripetendolo lentamente e dolcemente: “Ave Maria…”. Durante la santa messa mi metterò ai piedi della croce, abbandonandomi sul petto della mia bella Madre per ascoltare i battiti del suo immacolato cuore…”.

Semplicemente questa insieme di idee evidenzia che fu una donna di una fede profonda e semplice, senza alcun punto debole. Era ubbidiente ed umile, aveva coraggio apostolico, idee e spinta per metterli in moto. La sua generosità e le insonnie per gli svantaggiati furono provate da numerose contraddizioni, incomprensioni e difficoltà. I suoi affanni spirituali, la sua intensa passione per il divino in mezzo alla quale germogliavano pensieri ed emozionati aneliti che

si percepiscono attraverso le annotazioni che andò scrivendo in un quadernino dal 1924. L’Unione Donne Americane nel 1968 la scelse quale “donna dell’anno”, distinzione che ricevette grata, ma senza nascondere quanto fosse lontana dalle glorie di questo mondo con un eloquente: “sciocchezze…”. Nel 1976 fu premiata con la Medaglia d’Oro del Rotary Club del Costa Rica. Morì con fama di santità il 7 Luglio 1977.

Giovanni Paolo II la beatificò il 14 aprile 2002.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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