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Vangelo e riflessione

Vedere Cristo in tutti e in tutto | Vangelo del giorno, 25 agosto

By 21 Agosto, 2024No Comments
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Vangelo secondo San Giovanni 6,60-69:

En aquel tiempo, muchos de los que hasta entonces habían seguido a Jesús dijeron: «Es duro este lenguaje. ¿Quién puede escucharlo?». Pero sabiendo Jesús en su interior que sus discípulos murmuraban por esto, les dijo: «¿Esto os escandaliza? ¿Y cuando veáis al Hijo del hombre subir adonde estaba antes? El espíritu es el que da vida; la carne no sirve para nada. Las palabras que os he dicho son espíritu y son vida. Pero hay entre vosotros algunos que no creen». Porque Jesús sabía desde el principio quiénes eran los que no creían y quién era el que lo iba a entregar. Y decía: «Por esto os he dicho que nadie puede venir a mí si no se lo concede el Padre».
Desde entonces muchos de sus discípulos se volvieron atrás y ya no andaban con Él. Jesús dijo entonces a los Doce: «¿También vosotros queréis marcharos?». Le respondió Simón Pedro: «Señor, ¿a quién iremos? Tú tienes palabras de vida eterna, y nosotros creemos y sabemos que Tú eres el Santo de Dios».

Vedere Cristo in tutti e in tutto

Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 25 agosto 2024 | XXI Domenica del Tempo Ordinario

Giosuè 24, 1-2.15-17.18; Efesini 5, 21-32; Giovanni 6, 60-69

Appena finiti i miei studi all’Università della Laguna, ebbi la grande fortuna di cominciare a lavorare nell’Istituto di Astrofisica delle Canarie. Ero veramente entusiasta, iniziai a fare ricerche sul tema della mia Tesi di Laurea. Dopo due settimane, il Direttore, Prof. Francisco Sánchez, pioniere nell’Astrofisica in Spagna, mi chiamò nel suo ufficio. Mi chiese di presentare in una conferenza internazionale un lavoro sulla polvere interplanetaria, fondamentalmente realizzato da lui e da un altro ricercatore veterano. Nessuno dei due però poteva assistere. Ero terrorizzato, perché tutto quello che conoscevo del tema era quello che avevo ascoltato in due chiacchierate.

Tuttavia, egli mi conosceva bene e mi disse: Non ti preoccupare; all’inizio uno trema un po’, ma alla fine, se siamo convinti di quello che diciamo, tutto riesce bene. Gli credetti; non perché confidava nelle mie capacità, ma perché sapevo che lui tempo prima era stato coraggioso e a 25 anni aveva lasciato il suo promettente e sicuro posto all’Università Complutense di Madrid ed era andato a Tenerife, cercando di comprovare il suo sospetto che il cielo canario era ottimo per l’osservazione astronomica. In questo modo, a poco a poco, seguendo un sentiero che nessuno aveva immaginato, creò un centro di ricerche che oggi riunisce più di 400 scienziati di tutto il mondo. Gli credetti perché mi chiedeva di fare, in misura minore, qualcosa di simile a quello che aveva già fatto lui.

Questa è la base della fiducia a tutti i livelli, tra esseri umani e con Dio stesso.

Le persone che trasmettono fiducia condividono vari punti chiave. Il più ovvio è: fanno quello che dicono di fare o, detto altrimenti, consigliano di fare qualcosa che hanno già fatto prima. Le persone degne di fiducia, specialmente i leader, sono trasparenti nella loro presa di decisioni e nella loro motivazione, ascoltano le opinioni degli altri ed antepongono i propri interessi a quelli degli altri.

I primi discepoli non erano in condizioni di capire le parole di Gesù sull’Eucaristia, però la reazione di quelli che erano onesti fu: Non capisco, ma se lo dici tu, lo credo. Quella credenza non significa “immagazzinare” una verità nella mente, bensì sottomettersi alle sue conseguenze, a ciò che quella credenza esige nella mia vita.

Per questo motivo, credere nella presenza di Cristo nell’Eucaristia non è semplicemente “difficile”, bensì rischioso, perché suppone operare coscienti che Lui sta di fronte a me, e che spera che io viva la stessa misericordia che Lui visse istituendo questo Sacramento la notte in cui fu tradito. Posso pensare che fu per caso?

Meister Eckhart (c. 1260 – c. 1328) disse: A cosa mi serve che Maria abbia dato alla luce il Figlio di Dio 1.400 anni fa, se io non do alla luce il Figlio di Dio nella mia persona, nella mia cultura e nella mia epoca? 

Il fare memoria di quello che Cristo fece per noi, del suo modo di dare la vita, fa rivivere il nostro senso di famiglia, di comunità. Ricordo che un missionario, il cui padre morì alcune settimane fa, si riunì poco dopo con tutti i suoi fratelli e passarono un buon momento ricordando le frasi ed i gesti del loro padre nelle situazioni importanti, difficili, e questo ravvivò il loro sentimento fraterno.

Nella Prima Lettura di oggi, Giosuè fa una domanda al popolo, dopo avere ricordato (nei capitoli precedenti), come Dio li avesse protetti davanti a nemici potenti. E lo fece sempre, nonostante il popolo non avesse risposto con obbedienza e gratitudine. In realtà, non è un libro storico nel senso moderno, ma racconta massacri, distruzioni massicce e morti di molti re che possono essere parzialmente confermate dall’Archeologia… ad ogni modo, la cosa importante non sono le vittorie e le battaglie, ma il chiaro aiuto di Yahveh verso un popolo che non era, né il più forte, né il più numeroso. La reazione è dichiarare la loro intenzione di essere fedeli al Dio che li protesse in modo tanto continuo e spettacolare.

Benché tutto questo possa sembrarci molto lontano e differente dalla nostra esperienza, in realtà non lo è tanto. Tu ed io siamo infedeli ogni giorno… e siamo perdonati continuamente. Le nostre mancanze di delicatezza ed il nostro attaccamento ai giudizi, coscienti o no, sono come le incessanti debolezze del Popolo Eletto. Gli istinti, i meccanismi di difesa del nostro ego, entrano in azione in ogni momento, come gli dei che seducevano e tentavano gli ebrei con promesse di una felicità immediata.

In effetti, non solo risulta difficile credere nella presenza di Cristo nell’Eucaristia, ma anche nell’importanza dell’unità tra gli sposi, come ricorda oggi San Paolo, o nella necessità di stare sempre seminando, lavorando per il regno dei cieli. In molti momenti del giorno non siamo coscienti di quell’imperativo di Cristo, di vivere lo Spirito Evangelico, come tante volte ci ricorda il nostro padre Fondatore, e che è più esigente del fatto di rispettare le necessarie leggi morali e lottare contro le tentazioni: Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde (Lc 11, 23).

È il senso di urgenza con cui oggi Giosuè parla al suo popolo: Se non vi piace servire il Signore, dite qui ed ora chi volete servire. 

Le persone che chiamiamo sante hanno avuto questa sensibilità, come per esempio la carmelitana tedesca Santa Edith Stein (1891-1942) che scrisse: Vuole attrarmi verso di sé, verso la sua vita ed il suo amore. Quanto più profondamente mi sento attratta verso Dio, più mi chiama ad uscire da me stessa, ad andare al mondo per portare la vita divina. L’Eucaristia è il suo regalo più grande per me. 

                                                         — ooOoo—

Come posso essere costante, perseverante nel dire SI a Cristo? Come posso fare della mia vita quello che propone oggi San Paolo, un autentico e continuo servizio?

Può essere che alla mente ci venga qualche risposta di tipo ascetico, qualche sforzo – perfino eroico – per essere vigili e sempre attenti a quello che il prossimo necessita. Ma  non è sufficiente. Manca, come diremmo modernamente, una “motivazione” molto potente, che non cambi a seconda del nostro stato d’animo, né a causa delle contrarietà.

Santa Teresa di Calcutta è conosciuta per aver raccolto i bambini nella spazzatura con ogni il tipo di carenze e malattie. Quando le domandavano da dove traesse la sua motivazione,  Madre Teresa rispose: Vedo Gesù in ogni essere umano. Dico a me stessa: questo è Gesù affamato, devo dargli da mangiare. Questo è Gesù malato. Questo ha la lebbra o incancrenisce…. Servo perché amo Gesù. Ma, per vedere Cristo in tutto ed in tutti, non necessariamente dobbiamo dedicarci a questo tipo di azioni, né stare 24 ore al giorno occupati. Come avvenne ai discepoli di Emmaús, possiamo scoprire Cristo in chiunque cammina al nostro lato e, se ascoltiamo attentamente, ci succederà come a quegli apostoli depressi: cambieremo rotta, faremo veramente quello che Dio si aspetta da noi. 

In special modo, trovandoci di fronte ad una persona “difficile” o poco sensibile, o realmente scoraggiata, potremo leggere con chiarezza la volontà divina. Non ci succederà di giudicare, né pensare troppo ai difetti di questo essere umano.

L’Ispirazione che ci dà lo Spirito Santo si può comprendere nella famosa espressione di Sant’Ignazio:Vedere  Dio in tutte le cose. Chi guarda gli avvenimenti, le difficoltà, le allegrie, i paradossi della vita con purezza d’intenzione, senza desiderare di essere padrone di niente, né di nessuno, vedrà effettivamente  Dio, come promette la Beatitudine ai puri di cuore (Mt 5, 8 ). Vedere  Dio significa un dialogo permanente, nel quale tutto acquista senso, specialmente la presenza del prossimo.

Marta e Maria non potevano comprendere perché Gesù avesse tanto ritardato, nonostante averlo avvisato in anticipo della malattia di Lazzaro che amava. Nel fondo, si lamentavano: Non possiamo comprendere come hai permesso che morisse l’uomo che tu amavi. Perché non sei venuto? Ora è troppo tardi, perché è da quattro giorni che è morto. Ma Gesù aveva una risposta che contiene una grande verità: Se credi, vedrai la gloria di Dio! 

Abramo non poteva comprendere perché Dio gli avesse chiesto il sacrificio di suo figlio, ma confidò e vide la gloria di Dio nella restaurazione del suo amore e nella sua scelta per essere una nazione.

Giacobbe non poteva comprendere perché suo figlio Giuseppe gli fosse stato tolto, ma vide la gloria di Dio quando guardò il viso di suo figlio e lo vide come amministratore della potenza più grande del mondo della sua epoca, salvatore della sua stessa vita e dei popoli vicini.

Giuseppe non poteva comprendere la crudeltà dei suoi fratelli, la falsa testimonianza di una donna sleale e tanti anni imprigionato ingiustamente, ma confidò e alla fine vide la gloria di Dio nella sua restaurazione.

 Mosè non poteva comprendere perché Dio lo avesse tenuto per quaranta anni nel deserto, ma confidò e vide quando Dio lo chiamò per liberare e condurre il suo popolo verso la libertà.

Forse noi non comprendiamo perché Dio permette che succedano certe cose, che ci visiti l’afflizione, o che le nostre strade siano tortuose. Può essere che non comprendiamo quando i nostri piani sono frustrati e non funzionano i propositi che sembravano buoni. Non comprendiamo perché tardano tanto quelle benedizioni di cui abbiamo bisogno, né – soprattutto – il dolore delle persone che amiamo. Infine… non dobbiamo comprendere tutte le cose, Dio non si aspetta che le comprendiamo, ma spera che crediamo nel suo amore e nella sua bontà, che depositiamo in lui la nostra fiducia, affinché possiamo vederlo in tutte le cose e così compiere la sua volontà.

Come diceva in un’intervista  Papa Francesco:

Dio è nella vita di ogni persona. Dio è nella vita di ognuno. Anche quando la vita di una persona sia stata un disastro, anche quando i vizi, la droga o qualunque altra cosa l’abbiano distrutta, Dio sta nella sua vita. Si può e si deve cercare Dio in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è come un terreno pieno di spine ed erbacce, alberga sempre uno spazio in cui può crescere il buon seme. È necessario fidarsi di Dio (19 ago 2013).          

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Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,

Luis Casasus

Presidente