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Vangelo del giorno, 5 giugno

By 4 Giugno, 2021Giugno 7th, 2021No Comments

 

Tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

Dal Vangelo secondo Marco 12,38-44

In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,
avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.
Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave». E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».


SOS Vangelo: chiavi di lettura

C’è un mistero grande sotto queste parole. «Vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Non si tratta soltanto di essere generosi, di dare tutti i propri averi. Ma proprio, e letteralmente, di offrire se stessi. Una volta gettati quei due spiccioli la vedova non ha più nulla. Ha gettato la sua vita insieme agli spiccioli. Quella per cui si offre se stessi a qualcosa che è più grande. Non si tratta di una generosità più o meno grande, nel senso comune del termine, ma della pienezza della generosità, per cui si comprende l’insufficienza di qualsiasi dono e il bisogno di riconoscere qualcos’altro, e dire: ecco la mia vita, non so neppure se possa servire – perché sto per morire – non so che farne, ma è quello che ho. «Andiamo anche noi a morire con Lui», dice Tommaso quando Cristo si dirige a Gerusalemme. Forse, a volte, è tutto ciò che possiamo dire. Forse dovrebbe essere l’atteggiamento che sta dietro a ogni nostra azione: anche quando è qualcosa di buono, quando ci diamo da fare, generosamente, per qualche realizzazione, quando esercitiamo tutta la nostra buona volontà in qualche impresa, dovrebbe esserci, dietro, la memoria di questa frase: andiamo anche noi a morire con Lui. Perché tutte le buone azioni che posso fare – e che sono necessarie – non sono nulla, non troveranno il loro compimento, se non c’è questa disponibilità finale: offrire la vita. Come sono difficili le parole. Come possono apparire banali, diventare luoghi comuni, incapaci di evocazione.
Chissà cosa vuol dire offrire se stessi. Offrirsi a chi, per cosa,
in che modo? Che significa, come è possibile? E come si può spiegare? Cosa può significare offrire se stessi, se non avvertire in noi l’urgenza di una presenza che ci preme e ci spinge. Sappiamo che deve esserci una generosità più grande, che deve essere possibile, che la mia vita serva a qualcosa, salvi qualcuno, che le nostre vite si ritrovino in un amore più grande, puro, possibile. Sperimentiamo continuamente anche l’impossibilità dell’amore, l’incapacità nostra e degli altri di superare un confine, una soglia che ci impedisce di dissolverci nell’amore. Il compimento dell’amore non è forse cosa di questo mondo.
p. Bernardo De Angelis
Prosegui la lettura: BERNARDO DE ANGELIS, CON VOI TUTTI I GIORNI, Lombar Key, 2008
[Circa il testo pubblicato in questo spazio, siamo a disposizione per la sua eliminazione immediata, se la sua presenza non fosse apprezzata da chi ha i diritti].