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Vangelo del giorno, 14 giugno

By 13 Giugno, 2021No Comments
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Da’ a chi ti chiede.

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,38-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».


SOS Vangelo: chiavi di lettura

“Siate santi, perché io sono santo”. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. La perfezione del Padre fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni. La perfezione del Padre è attenta soltanto a dare. Non importa a chi. Ma dare significa avere quel grado di attenzione tale che ogni parola inutile possa essere sentita come un attentato al tempio dello Spirito che è ogni persona. “Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui” (1 Cor 3,16). Che importa se il tale sia buono o sia cattivo? È tempio di Dio. E con quanta cura dovrò avvicinarmi al tempio di Dio? Salire al suo monte santo? Ognuno è il monte santo di Dio, e ci si può avvicinare solo con mani innocenti e cuore puro, altrimenti si distrugge qualcosa, si sporca, si offusca una luce. Se Paolo se la prende con i disegni dei sapienti, è perché sa che ogni pretesa di giudicare con il nostro metro, anzi, ogni cedimento al nostro modo di vedere, è un impedimento per l’altro, uno scandalo. Una pietra sul suo cammino. O una pietra lanciata sulla vetrata del suo tempio. “Da’ a chi ti domanda”, è la logica semplicissima di Cristo. La perfezione, prima di tutto, sta nell’assenza di remore, di offuscamenti mentali e morali, nell’assoluta disponibilità a vedere il bene ovunque, o magari, almeno, nella rinuncia a volere vedere qualcosa. Dio sa. Meglio che io mi faccia stolto, piuttosto che credermi sapiente. Meglio che rinunci ad avere opinioni. Meglio l’ingenuità. La carità che Cristo mette in così diretta connessione con la perfezione, richiede questa semplicità. La si potrebbe chiamare assenza di pregiudizi. Ma forse è meglio spingersi a dire: assenza di giudizi. Il Padre sa distinguere tra cattivi e buoni, eppure manda il sole e la pioggia su entrambi. Forse anche noi, qualche vota, siamo capaci di azzeccare un giudizio. E allora? Sarà il nostro giudizio a determinare il nostro comportamento? O non dovrà essere la perfezione? In realtà, questo è l’unico modo di scoprire tesori. È l’unico modo perché anche altre anime, che portano il peso di se stesse con tristezza, possano scoprire in sé, con sorpresa, tesori che non sospettavano. Se nessuno avrà fiducia in loro, a cosa potranno credere? La carità deve partire dalla fiducia o, se non siamo capaci di aver fiducia, almeno dalla stoltezza: rinuncio a sapere, preferisco essere ingenuo. Ma non cederò al giudizio che mi tira in basso. La santità, la perfezione, l’ingenuità, è uno stato celeste, uno stato superiore di coscienza. Un punto di vista che abbraccia un orizzonte più vasto.
p. Bernardo De Angelis
Prosegui la lettura: BERNARDO DE ANGELIS, SAPORE E SAPIENZA, Lombar Key, 2007.
[Circa il testo pubblicato in questo spazio, siamo a disposizione per la sua eliminazione immediata, se la sua presenza non fosse apprezzata da chi ha i diritti].