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Santo

Santa Gertrude “La grande”, 16 novembre

By 15 Novembre, 2024No Comments

Questa grande benedettina è un esempio di fortezza in mezzo alla debolezza. Tutta la vita dovette lottare contro il suo forte temperamento. Vide commossa come, nonostante ciò, era costantemente gratificata da favori soprannaturali

Nei chiostri del monastero di Helfta si forgiò l’itinerario spirituale di questa grande santa mistica benedettina nata il 6 gennaio 1256, della quale non può essere fornito con una certa sicurezza né luogo di nascita (forse Eisleben?), né il nome dei suoi genitori. Ella comprese attraverso una locuzione che questo fatto si inseriva in un piano divino sulla sua vita. Senza alcun referente familiare, esonerata da qualunque legame di sangue, nel suo orizzonte solo ebbero spazio l’orazione e la contemplazione, alimento delle sue giornate monacali che incominciarono quando aveva 5 anni. In quell’unione con la Santissima Trinità che perseguiva non c’era spazio per altri affetti.

Le religiose benedettine le diedero un’accurata e vasta formazione spirituale e culturale in conformità allo spirito monacale che includeva diverse discipline. Come è successo a molti seguaci di Cristo, ebbe modelli per i suoi avvenimenti. Fece attenzione ad altre grandi mistiche tedesche, Gertrude e Matilde di Hackeborn che era allora la badessa del monastero. Una terza sorella, con la quale condivise amicizia e vivenze in maniera singolare, fu l’eccezionale mistica, anch’essa di origine germanica, Matilde di Magdeburgo che si incorporò alla comunità verso l’anno 1270.

A prima vista Gertrude non mostrava tratti significativi spirituali che potessero identificare in lei una persona che poteva ricevere il privilegio divino di essere gratificata con diversi favori. La sua fine sensibilità e profondità spirituale presto la portarono a riconoscere, dentro di sé, debolezze e tendenze che costituivano un veto per camminare sul sentiero della perfezione. Esaminava la sua anima notando in essa zone ombrose, lontane da Dio. La pietra di tocco di ogni vita santa è il difetto dominante che solitamente non si limita ad uno solo. Cattive abitudini, rannicchiate, a volte incoscienti, sottilmente sopravvivono inserite in esso. Si trovano pronte ad esteriorizzarsi al primo cambiamento, dominando l’asceta, a meno che non viva un’orazione continua. Un temperamento impulsivo ed altre manifestazioni caratteriologiche provocavano molte sofferenze a Gertrude che, come san Paolo notò, vedeva che non faceva il bene che voleva, bensì il male che non desiderava. Con tutto, aver trovato tratti non virtuosi in lei non la indussero allo scoraggiamento. Al contrario, umilmente ed in maniera insistente pregava per la sua conversione; lo fece in mezzo alla lotta che sostenne contro le sue tendenze durante la sua esistenza.

A dispetto delle sue debolezze, Dio la premiava con diversi favori, il che era incomprensibile per occhi altrui guidati da ragioni umane, quelle che non riflettono sul mistero dei propositi divini. La vittoria sulla debolezza è fonte di fortezza. E benché Gertrude si sentisse spinta da un carattere impetuoso e poco abituato alla temperanza, fu umile, caritatevole, semplice, servizievole, sensibile verso i deboli che soccorse con tenerezza, una persona accessibile a tutti, fedele osservante della regola e penitente.

Il 27 gennaio 1281 costituì l’inizio del suo decollo spirituale ed intellettuale. Si produsse dopo avere visto un giovane Gesù Cristo che l’invitava a cambiare vita assicurandole che l’avrebbe assistita, guidandola in quel cammino. Da quel momento, fuggendo dalla vanità e staccandosi dalle sue inclinazioni, si incentrò nel raggiungere l’unione con Dio, e cominciò ad approfondire la Scrittura, i santi Padri e la teologia, abbandonando altri interessi intellettuali. Aveva doti formidabili per lo studio al quale era affezionata in modo molto speciale. Si è considerato che forse questa attenzione poté averla influenzata in modo iniziale sul suo progresso spirituale, mancandole il raccoglimento. Ma si è fatto anche notare che dovette aiutarla a neutralizzare debolezze, e a preservarla dall’incorrere in altri errori personali, dovuti al suo forte temperamento che avrebbero potuto condurla per rotte lontane dalla vita spirituale.

La cosa certa è che a quella prima rivelazione seguirono altre comunicazioni ed esperienze mistiche che la incoraggiavano nella sua ricerca del divino, mentre si sforzava di progredire nella virtù, inorridita per i suoi peccati e gratificata con il dono del timor di Dio. Confusa, sentendosi sempre più indegna di ricevere tanti favori soprannaturali perché si vedeva fragile e peccatrice, viveva con indicibile commozione che Dio le concedesse tale cumulo di doni: “… ho approfittato tanto poco delle tue grazie che non posso decidermi a credere che siano stato concesse per me sola, non potendo la tua eterna sapienza essere frustrata da qualcuno. Fa’, pertanto, oh Datore di ogni bene che mi hai concesso gratuitamente doni tanto immeritati che, leggendo questo scritto, il cuore di almeno uno dei tuoi amici si commuova per il pensiero che lo zelo per le anime ti ha indotto a lasciare per tanto tempo una gemma di valore tanto inestimabile in mezzo al fango abominevole del mio cuore”. Nei cinque tomi che comprendono le sue Rivelazioni plasmò le grazie che ricevette; il secondo è scritto di suo pugno. Con rigore e fedeltà trasmise la fede nei suoi scritti, tra i quali si raccontano anche “Araldo del divino amore ed i suoi eccezionali esercizi spirituali”.

Fu gratificata, tra gli altri, col dono dei miracoli e di profezia. Le fu concesso di posare la sua testa sulla piaga del fianco di Cristo sentendo il palpito del suo divino cuore. Ma tra tutti i favori che ricaddero su lei, ne sottolineò due, in particolare, con queste parole: “Le stimmate delle tue salutari piaghe che mi imprimesti, come preziosi gioielli, nel cuore, e la profonda e salutare ferita d’amore con il quale lo segnasti…”. E “quello di darmi per Avvocato la santissima Vergine Maia Tua Madre, e di avermi raccomandato spesso al suo affetto, come il più fedele degli sposi potrebbe raccomandare a sua madre la sua amata sposa”. Gertrude soffrì molte malattie. Morì il 17 novembre, o del 1301 o del 1302.

Il 27 gennaio 1678 fu iscritta nel Martirologio Romano.

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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