Skip to main content
Vangelo e riflessione

Lo zelo per la tua casa mi consumerà

By 4 Marzo, 2018No Comments
Print Friendly, PDF & Email

di p. Luis Casasús, Superiore Generale dei Missionari Identes
Commento al Vangelo del 04 .03. 2018,  III Domenica di Quaresima (Esodo 20, 1-17; 1Corinzi 1, 22-25; Giovanni 2,13-25).

Se vuoi ricordare una sola cosa del Vangelo di oggi, ricorda questo: Siamo templi di Dio. Non fissiamoci solamente sull’atteggiamento dei mercanti e dei cambiavalute. Questo è qualcosa di facile da capire: non è del tutto impossibile che le autorità del tempio fossero implicate con queste pratiche e ne potessero beneficiare se i commercianti dovevano affittare spazi nel Tempio per i loro affari. Questo spiegherebbe l’ira dei sacerdoti per quello che Gesù stava facendo: Che cosa sta accadendo qui? Che segno puoi mostrare per giustificare quello che stai facendo?  

Siamo templi di Dio. Questa non è solo una frase bella e forse profondamente antropologica. Questo è di interesse pratico per almeno due ragioni.

  1. Così come Gesù pulì il Tempio da tutte le influenze corruttrici, allo stesso modo Egli vuole purificarci. Ricordiamo che Giovanni Battista disse che Cristo avrebbe battezzato con lo Spirito Santo e con il fuoco. Questo fuoco rappresenta l’azione instancabile dello Spirito Santo in due modi inseparabilmente uniti:
  2. Come uno stimolo attraente. Questa purificazione significa che dobbiamo disfarci delle cose che ci impediscono di arrivare a Dio. Questo include una rinuncia alle cose visibili e create che ostacolano il nostro avvicinamento a Dio. E’, soprattutto, una questione di unione con Dio, quella che ci porterà a trasformarci in una persona nuova. In realtà, poiché veniamo da Dio, non possiamo vivere pienamente senza di Lui. L’invito ad amare Dio e a donarci di tutto cuore a Lui è precisamente una chiamata ad essere fedeli alla nostra identità e alla nostra origine. Non amare come Lui ci ama sarebbe tradire il nostro stesso essere e la nostra vocazione nella vita. Nei tre primi Comandamenti, siamo invitati ad adorare Dio: se ci rifiutiamo di farlo, allora perdiamo di vista la nostra origine, la nostra vocazione e la nostra identità. È la nostra vera, e spesso nascosta, aspirazione.
  3. Portando a termine una purificazione che ci aiuta a renderci conto della presenza, dell’intenzione e dell’amore profondo ed attivo di Dio. In realtà, siamo purificati dalla Sua misericordia. Come disse Papa Francesco: Gli vogliamo permettere che faccia una pulizia di tutti i nostri comportamenti contro Dio, contro altri e contro noi stessi, come ascoltiamo oggi nella prima lettura? Ognuno può rispondere a se stesso, in silenzio, nel suo cuore. “Permetto a Gesù di rendere il mio cuore un po’ più pulito? Gesù non purifica i nostri cuori con una frusta, ma lo fa con tenerezza, con misericordia, con amore. La povertà è il suo modo di pulire”.  

Realmente lo Spirito Santo sta lavorando contemporaneamente da queste due direzioni. E questa è probabilmente la principale lezione che si deve trarre da questo momento energico nella vita di Cristo. Certamente un chiodo discuterebbe il valore di un martello. Per un chiodo, quel martello è uno strumento crudele. Ma quello che dovrebbe riconoscere è che ogni colpo obbliga a penetrare più profondamente e a reggersi effettivamente di più. Senza il martello, il chiodo non sarebbe efficace.

In modo simile, alla “gente moderna”, materialista ed individualista, risulta difficile interiorizzare i Dieci Comandamenti e meno ancora vederli come un atto della misericordia di Dio. La purificazione è la chiave; solo quando comprendiamo i Dieci Comandamenti come una forma di purificazione, come una maniera sicura di avvicinarci a Dio, possiamo apprezzare e comprendere il suo ruolo nelle nostre vite. San Paolo ci ricorda oggi che abbiamo bisogno della permanente azione purificativa dello Spirito Santo: La sciocchezza di Dio è più saggia della sapienza umana, e la debolezza di Dio è più forte della fortezza umana.  

Ovviamente, la vita e le parole di Cristo vanno oltre i Comandamenti e la Legge; in nessun modo li respinge, ma in tutto ci mostra il viso e l’amoroso piano del nostro Padre Celestiale. Per illustrare la risposta di Dio alla nostra fedeltà ai suggerimenti dello Spirito Santo, ecco un racconto molto conosciuto sul monte del tempio a Gerusalemme:

Prima che ci fosse un tempio, c’erano due fratelli che vivevano ad entrambi i lati della collina. Uno di essi era ricco, ma non aveva famiglia. L’altro fratello aveva risorse molto limitate, ma aveva una famiglia numerosa. Una notte, il fratello ricco pensò a suo fratello all’altro lato della collina. “Mio fratello”, si diceva, “non ha molto e deve sfamare molte bocche  e qui io sto con tutta la mia ricchezza”. So già quello che farò, tutte le notti nell’oscurità, prenderò un sacco di grano del mio granaio, lo porterò a casa di mio fratello e lo lascerò nel suo granaio”. Quella stessa sera, l’altro fratello stava pensando a suo fratello ricco: “Mio fratello non ha la benedizione di una famiglia, ma ha le ricchezze, potrei aiutarlo ad aumentare un po’ i suoi beni. Prenderò un sacco di grano del mio granaio tutte le notti e lo porterò al granaio di mio fratello e lo metterò con il suo grano “.  

I fratelli cominciarono a fare questo tutte le notti, continuamente, senza dire una parola all’altro di quello che stavano facendo. I due erano stupiti nel vedere tutte le mattine che il numero di sacchi nei loro granai continuava ad essere lo stesso malgrado avessero preso un sacco la notte precedente. Tutto questo continuò per un po’ fino a che una notte si incontrarono in cima alla collina portando i loro sacchi di grano. Nel vedersi, immediatamente si resero conto di quello che stava succedendo e si abbracciarono con profondo affetto. E nell’abbraccio, si sentì  la voce di Dio dal cielo: Qui è dove edificherò la mia casa sulla terra!  

La morale  della storia è: Quando prendiamo la decisione di amare e di donarci, stiamo aprendo i nostri cuori affinché Dio possa entrare e fare la sua dimora dentro di noi. Quando scegliamo di amare Dio nei suoi suggerimenti  intimi, Egli fa la sua casa dentro di noi e con noi. Questo è il significato spirituale e profondo del vecchio detto: Non sono i nostri talenti né le nostre capacità quelli che definiscono il nostro carattere, ma le decisioni che prendiamo, quelle che realmente definiscono chi siamo.

  1. Per confermare che lo Spirito Santo sta lavorando ora, gelosamente, in ognuno dei nostri simili. Quando ascoltiamo e contempliamo in orazione, comprenderemo non solo chi è Cristo, ma anche chi siamo noi e chi è il nostro prossimo. Non è sufficiente dire che siamo fratelli; questo significa anche che tutti abbiamo lo stesso bisogno di stare vicino a Cristo, non solo per sopportare le difficoltà delle nostre vite, ma anche per cooperare con Lui, per donare la nostra vita per i nostri simili.

Difficilmente le persone che vivono le loro vite senza Dio possono andare avanti. Se viviamo senza Dio, qualunque sia la soddisfazione che sperimentiamo, ci renderemo conto che non risponde alla nostra necessità più profonda. E così, Egli mette davanti ai nostri occhi il vuoto di senso e di  felicità nella nostra vita in ogni occasione in cui stiamo lontano da Dio. È la coscienza di questa nostra condizione quello che ispira lo zelo di Gesù per la casa di Dio. Questa comunione col nostro Padre Celestiale è una necessità primordiale, e non importa quali siano le nostre credenze o la nostra vita morale:

Un grande pianista aveva appena finito un concerto e la folla si alzò e gli diede un sentito applauso. Tuttavia, il rinomato pianista non sembrava soddisfatto. Solo quando un uomo nell’auditorium si alzò in piedi e cominciò ad applaudire, il pianista sorrise e si inchinò davanti all’uditorio. Quella persona era il suo maestro. Solo l’approvazione del suo maestro era importante per lui, e questo dovrebbe essere valido anche per noi come cristiani. Abbiamo bisogno di ricevere l’approvazione e la conferma del nostro Maestro.

Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – oracolo del Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. (Geremia 29, 11).

È molto facile lasciarsi abbagliare dai difetti o dalle virtù dei nostri simili. Ma guardando più profondamente, attraverso una lente spirituale, dovremmo vedere lo Spirito Santo mentre sta lavorando in ogni dettaglio della loro vita, approfittando di ogni esperienza per portarci infine dove Dio desidera. La purificazione è il suo migliore strumento. Purificando dai nostri cuori il peccato che ci acceca e ci separa da Lui, la sua presenza costante si trasforma in una realtà, in forma d’invito alla generosità, a stare in comunione con Lui attraverso la vera adorazione: trasformandosi in un sacrificio vivo nel donarci a Dio in pensiero, parola ed opere.

Siamo purificati per essere ambasciatori di Cristo, facendo possibile che la vita di Cristo diventi visibile nella nostra vita. Questo spiega perché il nostro Padre Fondatore ci insegnò che la vita apostolica è più che un’attività, è un voto, in altre parole, una forma specifica di unione con Dio.

Preghiamo per avere il coraggio di evangelizzare; questa è l’orazione apostolica, domandare allo Spirito Santo qual è la testimonianza che dovrei dare ora, a questa persona in particolare, in questo preciso momento, quando sono solo o accompagnato. Ci sono molti esseri umani che stanno corrompendo i loro templi. Dipende da noi arrivare a loro, cominciando dalla nostra comunità, famiglie ed amici. Possiamo aiutarli a sperimentare la passione dell’amore di Dio. Oggi, siamo invitati a riflettere su quello che significano i comandi di Dio per noi e per il nostro prossimo. Sono solo una lista di che cosa fare e che cosa non fare? O sono qualcosa che prendiamo sul serio e permettiamo che ci consuma con zelo per l’opera che Dio ha messo davanti a noi?

Uno dei comandamenti dice: Non ucciderai. Però io vi dico, ( qui è dove Gesù va oltre la legge, mentre la compie), non devi essere neanche arrabbiato con tuo fratello o sorella.  

In altre parole, non dare spazio all’ira, ad uno spirito di vendetta nel tuo cuore. E ci dice: E se vai all’altare ad offrire il tuo regalo, se vai ad adorare Dio, e lì ti ricordi che tuo fratello o tua sorella ha qualcosa contro di te, va prima a riconciliarti con tuo fratello o sorella. Solo allora  potrai andare a portare la tua offerta.  

E’ così che Cristo va oltre la legge. Non ucciderai. Ovviamente  no, ma non lasciare neanche che l’ira o l’odio entrino nel tuo cuore, perché questo annullerà i tuoi sforzi più generosi. Non appena ti rendi conto, perfino prima di un momento tanto importante come offrire la tua vita a Dio, e ricordi che tuo fratello o sorella ha qualcosa contro di te… fermati. Niente è più importante, ci dice Gesù, che quella riconciliazione tra fratelli e che tutti noi sappiamo stare in pace gli uni con gli altri, disposti a perdonare e a chiedere perdono, a vivere la riconciliazione.

Le letture di questa terza domenica di Quaresima, ci invitano a vivere una vera relazione con la Santissima Trinità, per poter avere una relazione veramente umana, cioè, spirituale col nostro prossimo. Ringraziamo Dio per il segno che ci ha dato in Gesù Cristo e nell’Eucaristia, nella quale sperimentiamo il potere e la sapienza divine, e per la quale ci viene ricordato che siamo Templi dello Spirito Santo.