Vangelo e riflessione

Pronti a visitare il deserto? | Vangelo del giorno, 7 dicembre

By 3 Dicembre, 2025No Comments

Vangelo secondo San Matteo 3,1-12
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Pronti a visitare il deserto?

Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes

Roma, 7 dicembre 2025 | Seconda Domenica di Avvento

Isaia 11, 1-10; Lett.Romani 15, 4-9; Matteo 3, 1-12

Benedetto era un uomo ragionevole. O almeno, questo è quello che diceva a sé stesso, entrando il lunedì nell’angolo caffè dell’ufficio. Trovò un cucchiaio di metallo abbandonato proprio accanto al lavandino vuoto. Il cucchiaio aveva una macchia appiccicosa di caffè e zucchero secco.

Un pensiero, apparentemente innocente, gli attraversò la mente: Oh, che sbadataggine. Qualcuno si è dimenticato di lavare il cucchiaio.

Benedetto lo lavò. Gli ci vollero tre secondi. Tornò alla scrivania, ma l’immagine del cucchiaio gli rimase impressa. Dal tipo di caffè (molto zuccherato), capì che probabilmente era stato Roberto, il nuovo assistente contabile.

Il suo pensiero si radicò: Non è solo una svista. È la terza volta questa settimana. Roberto è uno disordinato.

Benedetto cercò di concentrarsi sul suo rapporto, ma sentì la risata di Roberto dall’altra parte del corridoio. Una risata spensierata e sonora.

Quel pensiero continuò a crescere: Ride perché non gli importa. Mentre io sono qui a lavorare e a riordinare, lui è fuori a divertirsi. Pensa che il suo tempo valga più del mio. Pensa che io sia il suo servitore.

Benedetto sentì un brivido salire al collo. Non si trattava più di pulizia; era una questione di gerarchia e rispetto. Il cucchiaio era diventato un simbolo di oppressione. Nella sua mente, Roberto non aveva lasciato un cucchiaio sporco; Roberto gli aveva lasciato un messaggio: Pulisci quello che sporco io.

Il pensiero maturò, con un’etichetta: È un arrogante. Una persona egoista che si approfitta di brave persone come me. E poi mi prende in giro alle mie spalle.

Due ore dopo, Benedetto andò alla stampante. Roberto era lì, a raccogliere dei fogli. Vedendo Benedetto, Roberto sorrise e disse gentilmente: Ciao, Benedetto. Molto lavoro, come ogni lunedì?

La mente di Benedetto, già annebbiata da ore di autocommiserazione, non ascoltò una domanda amichevole, ma piuttosto sarcastica. Interpretò il sorriso come un’espressione di superiorità.

“Smettila di fingere che ti importa!” urlò Benedetto, facendo trasalire l’intero ufficio. “Sono stufo della tua arroganza! Lava le tue cose e smettila di trattarmi come un servo, moccioso viziato!”

Il silenzio che seguì fu assordante. Roberto, pallido e tremante, fece un passo indietro e balbettò: “Volevo solo sapere se eri impegnato così potevo offrirti un caffè… Mia madre ha avuto un incidente stamattina, sono corso fuori dalla cucina per rispondere al telefono e sono stato distratto tutto il giorno. Mi dispiace”.

Benedetto si bloccò. La realtà lo colpì come una secchiata d’acqua fredda. Non c’era arroganza. Non c’era nessun piano per umiliarlo. Non c’era nessun nemico. C’erano solo un cucchiaio sporco, un compagno di lavoro preoccupato per sua madre e una falsa storia che Benedetto aveva inventato nella sua testa fino a trasformarla in un attacco reale.

Siamo davvero complicati, come illustra questa breve storia. E questa complessità ci divide interiormente e ci spinge a ferire gli altri, anche coloro che ci stimano e che amiamo.Indipendentemente dalla nostra fede, poca o molta, questo ci aiuta a capire che dobbiamo convertirci. Conversione non significa un cambiamento superficiale, o un cambiamento di poche abitudini, ma un nuovo modo di vedere, pensare e trattare gli altri. Questo è il messaggio di Giovanni Battista, che ci invita a fare sempre un passo in più verso una vita piena, affinché il fuoco dello Spirito Santo possa instillare in noi il ricordo indelebile di chi siamo veramente, di ciò che ci rende felici con il prossimo.

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La vera conversione è un chiaro esempio di estasi; cioè, implica l’abbandono di qualcosa per abbracciare un’altra realtà. Come ha riassunto il nostro Fondatore, “uscire da per giungere a”. Nella tradizione biblica, la conversione profonda è descritta come un cambiamento del cuore: non solo lasciarsi alle spalle gli errori, ma volgersi verso una nuova direzione nella vita. È come passare dall’indifferenza alla compassione, dalla dispersione all’unità, dall’illusione di autosufficienza al riconoscimento della grazia.

Poiché siamo esseri estatici, e l’estasi è il nostro autentico modo di agire, la conversione dovrebbe essere per te e per me un vero sogno, un intimo anelo che non possiamo rimandare.

Ogni conversione nasce da un incontro trasformativo, qualcosa o qualcuno che appare nelle nostre vite e ci tocca profondamente. Ecco alcuni dei modi in cui avviene una conversione:

* Lo scontro con una verità: scoprire una realtà che disarma le nostre maschere e ci costringe a ripensare la nostra esistenza. Può essere un momento di lucidità, una crisi o una rivelazione spirituale. Ad esempio, se vedo chiaramente in me stesso un difetto o un peccato che prima non riconoscevo… questo è l’esempio di Benedetto nel racconto precedente.

* L’esperienza di una limitazione: malattia, perdita, fallimento o sofferenza che mi mette di fronte alla mia fragilità e mi permette di aprirmi a qualcosa di essenziale. A volte, questo accade contemplando l’intensa sofferenza degli altri, come avvenne a San Giovanni di Dio quando apprese la vita dei pazienti del manicomio del suo tempo.

* L’incontro con l’amore: sentirsi amati incondizionatamente, da Dio, da un’altra persona o da una comunità, può risvegliare una risposta di donazione e trasformazione. Un chiaro esempio è quello di San Pietro, dopo aver ricevuto il perdono dal Maestro.

* Bellezza e meraviglia: contemplare qualcosa che trascende il quotidiano – un’opera d’arte, la natura, un gesto di gentilezza radicale – può aprire la porta all’eternità. Molti hanno iniziato il loro cammino verso Cristo leggendo le esperienze di poeti mistici.

* La coerenza di una testimonianza: vedere qualcuno vivere con autenticità, speranza e dignità può risvegliare il desiderio di imitare e seguire quel cammino. Questo è stato sicuramente il fattore più importante nella decisione di molti discepoli di Gesù, anche se non comprendevano tutte le sue parole. Lo stesso valeva per coloro che andarono nel deserto per incontrare Giovanni Battista.

* Silenzio interiore: fermarsi, intenzionalmente o meno, ascoltare e permettere a ciò che era nascosto sotto la fretta e la distrazione di emergere. Questo è ciò che è successo al grande chitarrista Narciso Yepes.

Durante la sua giovinezza, si considerava completamente indifferente alla trascendenza; Dio semplicemente “non contava” nella sua esistenza. Una mattina del 1952, a Parigi, quando aveva 24 anni, era solo, appoggiato a un ponte sulla Senna, a guardare l’acqua scorrere. Stava attraversando un periodo di insoddisfazione personale nonostante il suo crescente successo professionale.

Improvvisamente, gli sembrò di sentire una domanda interiore, non una voce fisica, ma qualcosa che risuonava potentemente dentro di lui: Cosa stai facendo? In quell’istante, sentì l’assoluta certezza dell’esistenza di Dio e che la sua vita aveva uno scopo trascendente.

Entrò nella chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre. Lì parlò con un sacerdote per tre ore, aprendo il suo cuore e raccontandogli ciò che gli era appena accaduto. Quando ebbe finito, scoprì che il sacerdote era di rito greco-ortodosso. Questo non lo scoraggiò; al contrario, lo spinse a cercare un’istruzione religiosa formale nella sua tradizione, quella cattolica, poiché era battezzato, ma non sapeva nulla della sua fede.

Notiamo come la Prima Lettura, parlando dell’atteso Messia, il nuovo re discendente di Davide, lo descriva anche come un uomo che incontra lo Spirito Santo: “Su di lui si poserà lo Spirito del Signore: Spirito di saggezza e d’intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore”.

Questi doni menzionati da Isaia descrivono il continuo incontro che anche noi abbiamo con lo Spirito Santo, tanto che la conversione spirituale è più un processo che un momento fugace: Si matura attraverso decisioni concrete a ogni passo, perché ogni cambiamento superficiale è impulsivo ed effimero; ma la conversione è sostenuta.

Nella Seconda Lettura, San Paolo scrive come l’unità sia frutto dei doni che riceviamo, perché lo Spirito è la fonte di ogni pazienza e consolazione. Ripetiamo sempre che solo lo Spirito Santo è capace di creare e sostenere la nostra fraternità, e lo testimoniamo quando qualcuno sceglie di vivere la saggezza, la fortezza e la pietà che lo Spirito mette alla nostra portata.

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Una conversione autentica richiede libertà interiore, non pressione: quando si cambia per obbligo o paura, il cambiamento è fragile; quando si cambia per convinzione e desiderio, il cambiamento è stabile.

Ecco perché i farisei e i sadducei si avvicinarono a Giovanni Battista in un modo del tutto inappropriato, cioè con timore. I farisei, in particolare, erano zelanti custodi della Legge e delle tradizioni. Avevano l’obbligo di indagare su qualsiasi figura che affermasse di avere autorità divina o profetica, per determinare se fosse un vero profeta di Dio o un pericoloso ciarlatano che doveva essere messo a tacere. I sadducei, che costituivano l’aristocrazia sacerdotale e collaboravano con i romani, temevano qualsiasi movimento messianico o popolare che potesse essere interpretato da Roma come sedizione, mettendo a repentaglio il loro potere. La popolarità di Giovanni era esplosiva ed era fondamentale per loro controllare la situazione.

Questo spiega perché il Battista li chiama “razza di vipere!”, il che indica che la loro presenza non era un segno di autentico pentimento. Ciò contrasta con l’atteggiamento di coloro che venivano a farsi battezzare e confessavano i loro peccati.

Oggi, come vediamo ogni giorno, i forti continuano a opprimere i deboli, i diritti umani vengono ignorati e calpestati, e discordia, odio e violenza persistono. Tuttavia, il germoglio della famiglia di Davide è apparso, si sta sviluppando ed è già diventato un popolo, la Chiesa, incaricato di rendere presente nel mondo la nuova società annunciata da Isaia.

Sta a noi dimostrare che la promessa di Cristo non è un semplice sogno. Ogni volta che imitiamo quelle persone semplici che lasciarono le loro case e osarono andare nel deserto, ogni volta che compiamo un atto di rinnegamento, ogni volta che rinunciamo a imporre il nostro giudizio, prepariamo la via del Signore perfino nell’anima del nostro prossimo.

Siamo convinti che l’estasi, come frutto dei doni spirituali, abbia come primo passo “uscire da qualcosa che è comodo e che apprezzo”? Lasciamoci battezzare dal fuoco che ci renderà luce e sale per tutti, così come Cristo ha promesso. Lo Spirito ci permetterà di indicare, come Giovanni Battista, Cristo che viene a ogni essere umano, senza eccezioni.

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Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,

Luis CASASUS

Presidente