
Vangelo secondo San Luca 20,27-38
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Due mondi, due regni, due vite
Luis CASASUS Presidente delle Missionarie e dei Missionari Identes
Roma, 9 novembre 2025 | XXXII Domenica del Tempo Ordinario
2Maccabei 7,1-2.9-14; 2Tessalonicesi 2, 16-3,5; Luca 20, 27-38
La domanda dei Sadducei a Gesù – di quale dei sette fratelli sarà sposa questa donna nella resurrezione? – è più di una trappola tesa al Maestro e più di un affronto alle donne, cosa che è molto chiara alla nostra mentalità attuale.
Rappresenta, in sostanza, il nostro problema centrale nella vita morale, che si manifesta come un Difetto Dominante, unito all’Attaccamento al Mondo e ad una mancanza di Rinnegamento. Questa “triplice alleanza” non sempre viene percepita da noi. Molti esperti e santi moralisti hanno parlato della radice del peccato e hanno offerto opinioni diverse, ma non contraddittorie, su quale sia questa radice del peccato, o il peccato più radicale e distruttivo; ma in ogni caso, ci hanno insegnato come intervengano l’istinto, la personalità e la malizia dello spirito.
Un esempio notevole è quello di San Paolo, il quale, dopo una lunga lotta personale e dopo aver versato molte lacrime per le comunità di varie città, afferma in 1Timoteo 6,10 che la radice di ogni peccato è la concupiscenza o avidità.
La malizia di spirito nella morale cristiana si riferisce a un atteggiamento interiore deliberato di rifiuto del bene, una disposizione volontaria al peccato e al male, che è direttamente opposta all’amore e alla verità di Dio. Pertanto, la malizia non è solo un atto esteriore di malvagità, ma un’intenzione consapevole di fare il male, pur sapendo che è contrario alla volontà divina.
È il rifiuto del bene per scelta: la persona malintenzionata non solo commette atti malvagi, ma abbraccia il male come stile di vita, rifiutando la grazia e la verità, il che è senza dubbio un formidabile ostacolo alla conversione, poiché ostacola il pentimento e blocca l’azione dello Spirito Santo.
Il nostro Padre Fondatore lo spiega così: La malizia dello spirito è la degradazione più essenziale (ontologica) e si verifica quando l’essere umano, nell’uso della sua libertà, decide di mentire quando potrebbe scegliere la verità; sceglie il male, potendo scegliere il bene; sceglie la bruttezza, potendo scegliere la bellezza.
Sembra che questo sia stato il caso dei Sadducei nell’episodio odierno, non sta a noi giudicarli, ma piuttosto riflettere se ci siano momenti in cui la complessità della nostra anima si ribella al meglio che lo Spirito Santo ispira nel nostro cuore.
In questo, la mia vita sarebbe un triste riflesso di quella di un Sadduceo: una persona benestante (finanziariamente, religiosamente o emotivamente); che sfrutta più o meno inconsciamente altri, come loro, che commerciavano nel Tempio con la buona fede di coloro che li vedevano come intermediari con Dio. Ricchezza e prestigio li abbagliavano e rendevano loro difficile pensare al Dio che Gesù portava: Dio dei vivi, non dei morti.
Il messaggio di Cristo era chiaro: non si tratta di una resurrezione come quella proclamata dai farisei, cioè un ritorno a questo mondo, ma senza problemi, guerre, malattie… solo una nuova esistenza terrena, felice e piena di gioia. Le ultime parole di Gesù su Dio sono totalmente rivelatrici: per Lui, tutti sono vivi. Coloro che hanno ricevuto la vita divina non muoiono più. Ora, in questo mondo, abbiamo anche un’altra forma di vita, che naturalmente scomparirà, come è successo ai dinosauri, ai topi o alle persone che sono già morte.
La vita che ci attende dopo aver attraversato questo mondo è così diversa che non possiamo comprenderla. Come dice San Paolo: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1 Corinzi 2,9). In realtà, sebbene possa suscitare in noi una comprensibile curiosità, non abbiamo bisogno di comprenderle, proprio come un feto non ha bisogno, né può comprendere come sarà la sua vita dopo la nascita; il suo mondo non ha ancora spazio per quell’idea.
In altre parole, Cristo ci offre un anticipo con le sue apparizioni dopo la Resurrezione. Non solo: ognuno di noi ha un’intima certezza che “qualcosa” in noi non può morire, come tante volte gli artisti hanno espresso attraverso la loro musica, parlando di un amore eterno.
La Prima Lettura è un esempio commovente di questa profonda certezza; i sette fratelli Maccabei affrontarono la tortura e la morte con una forza che non era di questo mondo e che sorprese tutti. Come ha detto Papa Francesco:
Dio è sempre più grande di quanto immaginiamo; le opere che compie sono stupefacenti rispetto ai nostri calcoli; la sua azione è sempre diversa, supera i nostri bisogni e le nostre aspettative; e per questo non dobbiamo mai smettere di cercarlo e di rivolgerci al suo vero volto. (11 dic 2022)
—ooOoo—
Ancora una volta, vorrei ricordarvi quanto sia potente la presenza divina nelle nostre vite, non solo avere la certezza che ci sta preparando una dimora eterna…dopo la morte. Mi riferisco a questa coscienza che Dio veglia su di noi, che la nostra passata esperienza di essere stati perdonati ci garantisce che lo farà di nuovo. Siamo privilegiati in mezzo alla sofferenza, perché chi non ha ricevuto il dono della fede non ha la stessa esperienza. Dai bambini, possiamo imparare che non è necessario ricevere costantemente beni materiali dai nostri genitori, che sicuramente il dono più bello e confortante è la loro presenza.
In alcune culture africane, una persona diventa adulta attraverso i cosiddetti riti di iniziazione. Quando un ragazzo tra i dodici e i quindici anni si sente pronto a diventare adulto, entra nella fase preparatoria di questi riti. Durante la fase finale, i cacciatori e i guerrieri del villaggio lo bendano cerimoniosamente e lo conducono nella foresta intorno alle 22. Lo lasciano nel mezzo della foresta, bendato, per il resto della notte. I cacciatori tornano nella foresta la mattina presto per valutare se il bambino si è tolto la benda o no. Se notano che il bambino si è tolto la benda durante la notte, non viene ammesso all’età adulta e sarà considerato un neonato o un bambino piccolo per il resto della sua vita. Se il bambino ha soddisfatto i requisiti, i cacciatori e i guerrieri lo riconducono cerimoniosamente al villaggio e lo iniziano all’età adulta.
Un uomo che si sottopose a questo rito di iniziazione raccontò la sua storia. Raccontò di come cacciatori e i guerrieri lo portarono nella foresta e lo lasciarono lì per tutta la notte. Disse: “È stata la notte più lunga della mia vita“. Descrisse di aver sentito ogni foglia cadere nella foresta. Molte volte fu tentato di togliersi la benda e vedere cosa stava succedendo intorno a lui, ma quando pensava alla vergogna che avrebbe sofferto per il resto della sua vita, si armava di coraggio e manteneva la calma. Al mattino, i cacciatori e i guerrieri tornarono nella foresta, gli tolsero la benda e lo riportarono al villaggio, dove fu iniziato cerimoniosamente all’età adulta.
Dopo aver completato i riti di iniziazione, uno dei guerrieri gli spiegò che non era solo nella foresta, che suo padre, anche lui cacciatore e guerriero, era ben armato e gli era rimasto accanto per tutta la notte.
Quando seppe che suo padre era stato al suo fianco per tutta la notte, si pentì di averla trascorsa sveglio, pieno di paura e ansia. Raccontò: Vorrei che qualcuno mi avesse detto che non ero solo; vorrei che qualcuno mi avesse detto quella notte che mio padre era seduto accanto a me, avrei dormito come un bambino. Che notte sprecata! L’ho passata nel panico, senza sapere che mio padre vegliava su di me. Che notte sprecata!
Questa è anche la nostra storia. Alla fine del nostro tempo qui sulla terra, per grazia di Dio, quando arriveremo in cielo, le bende ci saranno tolte dagli occhi, e allora le cose che ora ci sono invisibili diventeranno visibili. Allora potremo guardare indietro e vedere che nei momenti in cui pensavamo di essere soli sulla terra, non lo eravamo; Dio era con noi. Scopriremo che nelle notti in cui pensavamo di essere soli nell’oscurità, Dio era con noi.
Allora comprenderemo le parole del Salmo 139: Tu mi circondi, davanti a me e dietro a me, e poni la tua mano su di me. Allora capiremo quanto tempo, energia e preghiera abbiamo sprecato preoccupandoci, mentre Dio Padre ci proteggeva. Allora, forse, diremo tra le lacrime: Che vita sprecata! Se qualcuno mi avesse detto che non ero solo, non avrei ceduto alla depressione, non avrei ceduto all’ansia; avrei sfruttato al meglio la mia vita sulla terra. Quello, probabilmente, sarà il nostro momento di Purgatorio.
Ma tutto questo non è una minaccia, bensì un invito a stare svegli, a differenza dei discepoli nell’Orto del Getsemani, delle vergini stolte della parabola (Mc 13,35-36) o dei servi negligenti che non si prendevano cura della casa del loro padrone (Mc 13,32-37). Troppi esempi di sonno spirituale…
Perché abbiamo sempre l’opportunità di risvegliarci, anche se abbiamo perso molto tempo. Ogni istante, ogni minuto che Dio ci dona è unico e ci permette di fare un bene irripetibile: «Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce» (Ef 5,14). A quanto pare, i Sadducei non volevano risvegliarsi dal mondo illusorio che avevano creato per i loro piaceri e lussi, e la storia ne registra persino la triste fine, come lezione per tutti, nell’anno 70 d.C.
Che la nostra lezione più profonda oggi sia quella di seguire l’augurio di San Paolo nella Seconda Lettura:
Che il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo.
______________________________
Nei Sacri Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe,
Luis CASASUS
Presidente










