
Missionario idente, originario di Muscat, Oman e oggi residente a Roma, Loyce Pinto è stato ordinato diacono domenica 9 novembre 2025, nella parrocchia romana di Nostra Signora de La Salette. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Baldassare Reina, vicario del Papa per la diocesi di Roma, insieme a quattro Missionari de La Salette.
Attorno a lui, i missionari identes di Roma e la sua famiglia: i genitori giunti dall’India, il fratello con la moglie e il nipotino arrivati dalla Germania. Una presenza discreta e significativa che ha accompagnato Loyce in questo passaggio della sua vita religiosa.
Tra le parole che lo hanno sostenuto nei giorni precedenti l’ordinazione, una frase di Fernando Rielo è diventata per lui un punto di riferimento:
«Il cuore impara ad amare quando smette di chiedere di essere amato».
«Per me sono qualcosa di potentissimo», racconta Loyce. Da qui nasce il suo sguardo sul ritiro spirituale e sulla celebrazione.
Di seguito, la sua testimonianza.
«La nostra essenza è il bacio del Padre celeste»
«Durante la preparazione alla mia ordinazione diaconale, nel tempo del ritiro, ci sono state due frasi che mi hanno particolarmente colpito e sulle quali ho continuato a riflettere. Entrambe sono del nostro Padre Fondatore. In una di queste dice che la nostra essenza è il bacio del Padre celeste. È questo bacio che dobbiamo trasmettere, far crescere, accogliere e vivere durante tutta la nostra vita. Sento che questa è la vocazione di ogni cristiano: riconoscere di essere figlio di Dio.
Per me, in modo particolare, è stato il riconoscimento che questo è ciò che sono chiamato a predicare: il bacio del Padre celeste. In un altro luogo egli ha scritto che il cuore impara ad amare quando smette di chiedere di essere amato.
Per me è qualcosa di potentissimo, perché è solo quando ho compreso di essere amato infinitamente, ancor prima di essere nato, ancor prima di essere concepito nel grembo di mia madre… il Padre celeste già mi conosceva, mi amava e mi ha “baciato” nell’esistenza.
E in questo riconoscere di essere amato, solo allora posso amare e trasmettere questo amore. Non continuare a cercare qualcosa che già ho, che già possiedo, ma riconoscere ciò che mi è stato dato e condividerlo con gli altri.»
Il “sì” che non cambia
«L’altra frase che mi ha toccato durante il ritiro è questa idea che quando diciamo “sì” al Padre celeste, quando diciamo “sì” a Lui, anche le Persone divine dicono “sì” a noi. E questo “sì” delle Persone divine non cambia, rimane per sempre, perché è un sì eterno, detto con la loro volontà.
E così, anche se io posso cambiare, il sì del Padre celeste e delle Persone divine non cambia. Per me si tratta di rimanere fedele a questo sì, a questa relazione che le Persone divine hanno stabilito con me. È qualcosa che devo vivere, tenere presente, e fare tutto per amore delle Persone divine, in dialogo con loro.»
La presenza dei santi
«Durante la Messa e la celebrazione dell’ordinazione c’è stato un canto dei missionari de La Salette che mi ha toccato profondamente. Diceva: “Eccomi, Signore, sono debole. Tu lo sai. Confido in Te. Consacrarmi. La tua grazia mi basta.” Poche righe, ma cariche di verità. Ed è proprio così: tutto il mio essere, tutto il mio ministero, è una grazia di Dio. Un dono.
Durante le Litanie dei Santi ho percepito con forza questo dono, questa consapevolezza dell’amore che ogni santo ha per me. Sentivo che ciò che stavo ricevendo si univa alla preghiera di ciascun santo in quel momento: pregavano per me come fratelli e sorelle maggiori, desiderosi che io diventi santo, che raggiunga la pienezza della vita. È stato qualcosa che ho percepito profondamente, più delle parole recitate.
Al momento della consacrazione pensavo a quante volte Cristo è stato presente sull’altare e io forse non gli ho dato tutta la mia attenzione, non me ne sono reso conto davvero. E mi ha colpito ancora una volta quanto devo innamorarmi di più del Padre celeste e di Cristo, che ogni giorno è lì, presente, donandosi a me. Solo aprendo il cuore posso ricevere questa grazia.»
«Siate santi e custodite sempre la gioia»
«Ricordo anche che, durante il segno della pace, il cardinale Baldassare Reina, Vicario di Roma, ha detto qualcosa di molto importante: “Sforzatevi sempre di diventare santi e vivete sempre nella gioia.”
Per me questa è la cosa fondamentale: custodire la gioia. Perché questa è l’essenza del diaconato: servire Cristo con gioia, fino a identificarci completamente con Lui, diventando davvero figli del Padre nel Figlio.
E questo è il cammino: annunciare, sì, ma allo stesso tempo identificarsi con Cristo. È il carisma dei missionari Identes, in poche parole: identificarsi con Cristo e andare ad annunciarlo.»
Auguri, Loyce: che il tuo nuovo ministero si rivesta ogni giorno di più dell’unica autorità che conta davvero:
quella che nasce dal servizio e da una vita capace di illuminare altre vite.