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Vangelo del giorno, 23 marzo

By 22 Marzo, 2021No Comments

 

Non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni 8,21-30

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire».
Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.
Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico.
Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui».
Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.
Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite».
A queste sue parole, molti credettero in lui.


SOS Vangelo: chiavi di lettura

Qual è la via per conoscere il Padre? … La condizione prima, la possibilità reale che questo avvenga, è che ci sia già, nell’uomo, la presenza della verità, cioè di Dio. Così si può capire l’insistenza di Cristo sull’unica testimonianza del Padre. Cristo fa appello a quella presenza che è in ognuno. Se così non fosse, sarebbe incomprensibile ciò che Lui dice, e inesplicabile il giudizio che si compie. Dio può conoscersi solo attraverso Dio. E ancora: solo il simile conosce il simile. Difatti, alla fine si dice: “A queste sue parole, molti credettero in lui.”
BERNARDO DE ANGELIS, Lectio Iohannis, p.43.

 

Il motivo per cui noi viviamo tragicamente la morte è perché ignoriamo il Padre e ignoriamo di essere figli, anzi abbiamo paura del Padre che riteniamo essere cattivo, quindi cerchiamo di non essere figli, perché essere figli di un Padre simile è meglio non esserlo: “Adamo dove sei? Mi sono nascosto perché ho paura”. Quindi, devo pensare io alla mia vita e allora divento egoista, perché alla mia vita ci devo pensare io. Cerco a tutti i costi di raccogliere tutte le briciole, perché so che poi finisce tutto male. Allora vivo già nell’egoismo, nella lontananza, nella divisione e per me la morte è la separazione estrema. Gesù vive come noi la stessa condizione mortale in altro modo, da Figlio. Accetta di venire dal Padre, accetta che non è lui il principio della sua vita, accetta che il principio della vita è essere amati dal Padre e amare i fratelli e accetta che il fine della sua vita è compiere questo amore tornando al Padre. Proprio così ci libera da quello che è il peccato radicale dell’uomo che è il nostro modo di concepire la vita e la morte, che deriva dall’immagine che abbiamo di Dio.
… Chi non conosce che Dio è Padre, chi non vive da figlio e da fratello, vive una vita morta e diffonde la morte. E Gesù conclude questo versetto dicendo: “E dove io vado – vado verso il Padre -, voi non potete venire. Non dice “non volete”, dice “non potete” per ora. Potremo andare dove lui va quando conosceremo Io-Sono, cioè quando vedremo davvero chi è Dio. E Gesù è venuto a rivelarci sulla croce il vero volto di Dio.
… “Il Padre è con me”: ci fa conoscere che il Padre è con noi sempre, che non siamo abbandonati da Dio, che Dio è vicino, vicino come il Padre lo è al Figlio. “E non mi lascia mai solo”: noi sperimentiamo la solitudine, l’abbandono; l’uomo, che è solitudine radicale, sperimenta ciò che colma la sua solitudine che è questo amore assoluto di cui sente bisogno e che lo costituisce. Poi sperimenta e conosce che Gesù fa le cose gradite al Padre. Quali sono le cose gradite al Padre? Il Padre vuole solo una cosa. Che tutti gli uomini siano salvati perché sono suoi figli e Gesù è il Figlio che vuole la stessa cosa. La croce è tutto questo.
p. Filippo Clerici e p. Silvano Fausti, Vangelo di Giovanni 8,21-30.
Prosegui la lettura:
BERNARDO DE ANGELIS, Lectio Iohannis, Pardes Edizioni, 2004
SILVANO FAUSTI, https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/trascrizioni/gv/2/26/files/gv26.pdf
[Circa il testo pubblicato in questo spazio, siamo a disposizione per la sua eliminazione immediata, se la sua presenza non fosse apprezzata da chi ha i diritti].