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Santo

Beata Regina Protmann, 18 gennaio

By 17 Gennaio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“L’encomiabile abitudine di leggere le vite dei santi, che tante vocazioni ha dato alla Chiesa, ha un altro su frutto in questa fondatrice di origine borghese, che rinunciò al suo alto status sociale e si mise al servizio degli indigenti”.

 

 

Nacque nell’anno 1552 nel seno di una famiglia cattolica della borghesia polacca di Braunsberg-Ermland (attualmente Braniewo). Fino ai 19 anni godette della sua privilegiata situazione passando gran parte del suo tempo dedita a piaceri a lei accessibili, data la sua appartenenza ad un’elevata classe sociale. Il lusso dell’epoca, le feste e i divertimenti diversi occupavano la sua attività. Orbene, questa forma di vita, che condivideva con giovani della sua posizione come qualcosa di naturale, non ebbe influenza sul trattamento coi suoi genitori che era tenero e rispettoso, frutto dell’eccellente educazione che aveva ricevuto tanto umana come spirituale. 

    

L’abitudine di leggere vite di santi in casa, che molte famiglie hanno adottato lungo la storia, è una lodevole azione pedagogica, di impronta chiaramente evangelizzatrice, che ha esercitato in non poche occasioni un potente influsso sulla decisione dei figli, poiché i modelli di quegli uomini e donne che hanno siglato la storia con la loro rinuncia e generosità sono esseri reali che mettono in rilievo l’accessibilità di una vocazione che è un invito universale effettuato dallo stesso Cristo. 

Peter Protmann riuniva i suoi figli tutte le sere e faceva loro conoscere il divenire di questi insigni araldi di Dio, trasmettendo, allo stesso tempo, tradizioni storiche esemplari per le loro attività. Tra tutte le biografie che andò conoscendo, Regina fu impressionata dalla vita di santa Caterina di Alessandria che era la patrona della chiesa nella quale fu battezzata. Benché fosse una leader nata tra le sue amicizie, l’influenza di questa fruttuosa abitudine di suo padre aveva continuato a incidere nel suo cuore, ed accarezzava l’idea di imitare la sua santa preferita. Non tardò molto tempo la sua decisione.   

Aveva 19 anni, un’età splendida, quando abbandonò i favolosi mezzi che avevano messo alla sua portata, disistimò un possibile matrimonio con un agiato cavaliere, e si imbarcò nella missione che l’avrebbe portata sugli altari. Da quel momento la dimora nella quale si rinchiuse, insieme ad altre due compagne, si trovava in stato di semi-rovina ma le servì per dare un cambio radicale alla sua esistenza. Si dedicò interamente a Dio attraverso una vita austera che aveva come pilastri l’orazione, la povertà e la vivenza della carità. 

Chiamata ad assistere fondamentalmente i malati, i bisognosi, all’infanzia immersa nell’indigenza e nell’abbandono, eresse la congregazione delle Sorelle di Santa Caterina, approvata nel 1603 col motto “Prega e lavora”. Opera innovativa, in un’epoca che ignorava il vincolo effettivo e simultaneo di una vita contemplativa ed attiva, si incentrava nell’assistere i malati nei loro domicili e negli ospedali. Con questo carisma Regina aprì una via per altre fondazioni che avrebbero seguito i suoi passi. Fu eletta badessa dell’Ordine che presto ebbe molte vocazioni e si estese per diversi paesi del centro e sud dell’Europa, così come in Brasile ed in Togo. Anziani, malati mentali ed angosciati per la peste, tra gli altri, ricevevano cure dalle religiose. Nel 1586 Regina mise anche in moto altre case dirette principalmente ad offrire educazione cristiana alle bambine.   

La beata si abbracciò alla croce dando testimonianza del modo in cui si deve compiere la volontà del Padre Celestiale, come fece il suo Divino Figlio. Il motto della sua vita fu: “come Dio voglia”, intima determinazione che include numerose e segrete rinunce quotidiane che è così come si coltiva la santità. In ciò confluiscono tutti quelli che hanno raggiunto la gloria del Bernini, indipendentemente dall’epoca storica nella quale abbiano vissuto. 

Portarono elegantemente la croce, superando, con la grazia di Cristo e per amore a Lui, dubbi, vacillazioni, paure e qualunque altra delle deficienze che notarono in se stessi, oltre a sopportare con pazienza quelle che provenivano dall’esterno, senza smettere di materializzare la missione alla quale furono chiamati. Regina non fu un’eccezione. Morì a Braunsberg il 18 gennaio 1613, dopo avere sofferto molto per una lunga malattia che fu particolarmente dolorosa. I suoi resti furono traslati a Grottaferrata, nelle vicinanze della Città Eterna. 

Fu beatificata da Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999.  

TRADUZIONE ITALIANA
Isabel Orellana Vilches, Gesta d’amore (Epopeyas de Amor)

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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